«Che schifo, neanche fossimo in Congo». «Preferivo due costole rotte in più, piuttosto che un ne*ro dottore». Sono soltanto alcune delle violente espressioni che sono state rivolte al dottor Andi Nganso, ancora una volta vittima di aggressione razzista.
Nganso, medico in medicina di urgenza, ha 34 anni ed è originario del Camerun. Da quando aveva 19 anni vive in Italia, dove si è laureato in Medicina e chirurgia e ha lavorato con la Croce Rossa. Per anni ha vissuto tra Sesto San Giovanni e Varese e già nel 2018 aveva denunciato alcuni episodi di razzismo da parte di pazienti che aveva in cura all’ospedale di Cantù e si era impegnato per diffondere sui social quanto accaduto, con l’obiettivo di sensibilizzare rispetto a questo tema.
Questa volta il fatto è avvenuto al pronto soccorso di Lignano. Venti minuti di aggressioni verbali – ripresi dalle telecamere dell’ospedale – da parte di un paziente che non voleva farsi visitare da Nganso a causa delle sue origini. Nella registrazione si sentono frasi come «Con tutte le sfighe, anche un dottore ne**o mi doveva capitare». «Non toccarmi che mi attacchi le malattie». E ancora: «Mi viene da vomitare, ne*ro».
A raccontare quanto accaduto è lo stesso dottore: «Nella notte del 17 agosto 2022, mentre ero di turno al Punto di Primo Intervento di Lignano, ho subìto la violenza verbale razzista più feroce della mia vita e ho deciso, di concerto con il mio legale, di sporgere denuncia. Voglio poter condividere che la necessità di farlo non è legata al desiderio di una giustizia unicamente personale, ma è l’esigenza di manifestare un atto di resistenza ad un odio e ad un razzismo. Le aggressioni (verbali e fisiche) nei confronti di soggetti neri in questo Paese stanno aumentando e, per tutti noi ormai, il timore di essere il prossimo Alika (brutalmente soffocato in piena luce) è sempre più reale».