È stata approvata nei giorni scorsi dalla giunta di Regione Lombardia la delibera per lo sviluppo e la ‘rimodellazione’ dell’Assistenza domiciliare integrata (Adi), su cui vengono investiti complessivamente 52 milioni di euro.
«Un importante provvedimento che mette in campo le prime misure e il primo importante stanziamento di fondi per il potenziamento dell’assistenza domiciliare per raggiungere entro il 2026 l’obiettivo del Pnrr di passare dal 5 al 10% della presa in carico della popolazione over 65», ha spiegato la vicepresidente di Regione Lombardia Letizia Moratti. «L’aumento di soggetti anziani e fragili – ha proseguito – rende inevitabile realizzare una maggiore presa in carico a livello territoriale, nonché una maggiore integrazione tra gli ambiti sanitari, socio-sanitari e assistenziali».
Attraverso la riorganizzazione della rete territoriale che vale 2,5 miliardi di euro, il raccordo tra rete territoriale e ospedale, grazie anche alle nuove tecnologie, e le nuove regole per l’assistenza domiciliare. «La Lombardia – ha concluso la vicepresidente – procede velocemente nella direzione di costruire una sanità dove la casa è il primo luogo di cura in un percorso di continuità assistenziale». La delibera accoglie l’intesa del 4 agosto 2021 della Conferenza Stato-Regioni che individua come unico modello per tutto il territorio nazionale il sistema ad accreditamento.
Regione Lombardia con questo atto procede alla riclassificazione dei profili assistenziali nella cornice programmatoria della ‘Missione 6’ del Pnrr, del ‘DM 77’ e nell’ottica di un nuovo sistema tariffario, stanziando allo scopo 25 milioni di euro aggiuntivi. Gli enti già accreditati, pubblici e convenzionati, erogatori dell’assistenza domiciliare avranno tempo fino al 1 dicembre 2022 per presentare le istanze di riclassificazione. Le nuove richieste di inizio attività potranno essere presentate a partire dal 31 marzo 2023, mentre il nuovo sistema tariffario partirà dal 1 aprile 2023.
Il sistema di remunerazione delle prestazioni adottato nasce dalla sperimentazione che ha coinvolto l’Ats Brianza, le Asst di Monza, Lecco e Vimercate e 27 dei 38 erogatori attivi sul territorio, con 8.880 valutazioni su 4.242 persone. Attraverso la sperimentazione è stata testata la possibilità di ricondurre la maggior parte delle prestazioni erogate, l’86% degli interventi, a una griglia di nove percorsi assistenziali standard. Mentre l’Adi complessa, cioè tutto quanto non è riconducibile a standardizzazione e che richiede una valutazione multidimensionale di II° livello e di presa in carico specifica, ha riguardato il restante 14%. Il modello sperimentale, che ora viene esteso a tutta la Regione, permette attraverso la standardizzazione di una larga parte delle prestazioni, la riduzione dei tempi della presa in carico e dell’erogazione del servizio.
„Un capitolo del documento è dedicato all’importante tema della telemedicina e alle nuove tecnologie – precisano da Regione Lombardia -, e in particolare alle prestazioni di telemedicina erogabili attraverso i soggetti accreditati per le cure domiciliari, individuando altresì le professionalità coinvolte, il livello necessario in termini di sicurezza, integrità dei dati e protezione della privacy. La delibera, infine, stabilisce che le Asst e gli Irccs pubblici garantiscono la gestione diretta delle cure domiciliari nelle Case di Comunità, attraverso il personale attualmente in attività e quello attivabile in risposta alla richiesta e alle scelte prese da ogni singola famiglia. A questo proposito la Regione, attraverso il DL 34, mette a disposizione delle aziende sanitarie pubbliche un fondo di 28 milioni per la formazione e l’assunzione del personale da dedicare alle cure domiciliari, di cui 1,2 milioni già assegnati».
Secondo i dati pubblicati da Regione Lombardia, sono 2,3 milioni gli ultra 65enni in Lombardia (22,9% della popolazione regionale), con un aumento di 40-50 mila soggetti ogni anno. All’inizio del nuovo millennio la percentuale di anziani sul totale della popolazione è aumentata del 25% (era pari al 18,2% nel 2002) e secondo le previsioni demografiche elaborate dall’Istat, potrebbe arrivare al 32% entro il 2050.