Michele Foggetta è uno dei due candidati alle primarie di centrosinistra che decideranno il nuovo candidato sindaco che correrà alle prossime elezioni amministrative. Sestese da sempre, è nato nell’ospedale di via Matteotti nel quale, poco più di un mese fa, è nato suo figlio Elias. Michele è presidente di Shanti Sahara, associazione che si occupa di disabilità nei campi profughi saharawi, ed educatore professionale per Aias di Milano Onlus. «La politica è stata una passione fin da bambino ma è diventata un vero impegno a partire dal 2007 quando mi sono candidato per la prima volta al Consiglio Comunale, nel 2012 sono stato eletto in Consiglio per il PRC e nel 2017 sono diventato segretario di Sinistra Italiana», precisa Foggetta.
Abbiamo intervistato Michele, per farci raccontare quali sono i suoi progetti per la campagna elettorale “lampo” che lo separa dal giorno delle primarie, domenica 3 aprile.
Che cosa ti ha spinto a candidarti alle primarie per il centro sinistra?
«È iniziato tutto lo scorso anno quando un gruppo di cittadini ha scritto una lettera che chiedeva la mia candidatura. Sono convinto che le potenzialità di Sesto possano essere colte solo da chi davvero la conosce e davvero la ama. Io la conosco e la amo».
Come terresti insieme le diverse anime della coalizione dem?
«Questa coalizione, avendo tante anime, rappresenta già di per sé una grande fetta della cittadinanza. Se si hanno gli stessi valori, un obiettivo comune e la voglia di fare bene, le diversità diventano ricchezza».
Quali sono i tratti che ti distinguono dal tuo concorrente?
«Di Alberto Bruno ho stima e rispetto. La diversa età ci dà visioni del mondo differente. Io, sestese, negli ultimi anni ho lavorato per essere all’interno dei processi di cambiamento. Lui, milanese, può giocarsi la visione diversa di chi Sesto l’ha vissuta dall’esterno».
Su che cosa deve puntare il centrosinistra per vincere le prossime elezioni amministrative?
«Sul concreto e sulla prospettiva. Servono risposte immediate a chi chiede più verde, a chi ha visto alzarsi le imposte comunali senza servizi migliori, a chi è in difficoltà e si aspetta sostegno. Nel frattempo bisogna disegnare la città del futuro: riempire i buchi nelle strade ma anche sognare la Sesto del 2030».
Che campagna elettorale hai in mente? condotta sui social o fisicamente in mezzo alla gente?
«Non esistono più due cose distinte. Il mondo dei social mi affascina molto e ne riconosco l’importanza ma la strada resta il vero terreno su cui costruire consenso, basato sul confronto, sul dialogo, anche sulla critica».
Qual è la sfida più importante per Sesto nei prossimi cinque anni?
«Regalare più verde e aria più pulita ai nostri figli, ricucire quel tessuto sociale che in questo momento si sta sfilacciando. Capire che ruolo vorrà avere Sesto all’interno della Città Metropolitana: o le costruiamo una nuova personalità ‘di carattere’ oppure si rischia di diventare un nuovo quartiere dormitorio a nord di Milano. La storia di Sesto ci impone di evitare un simile domani».