‘Steso a terra in un prato d’erba bruciata, armato e mimetizzato tu ascolti il vento […]. Senti me, sono il tuo bambino, son troppo piccolo e ti telefono col pensiero […]. Sono nato che tu eri partito da poco e forse ti ho visto in qualche telegiornale. Non so ancora parlare e rotolo ancora. Torna, così mi insegni tu a camminare. Poi mi devi spiegare come si tiene stretto un gelato mentre si sta sciogliendo. So quanti anni hai, venti più di me’.
Così cantavano i Pooh, qualche anno fa. Poche righe di riflessione e niente più. L’Europa e il mondo intero sono in ansia. Quello che sta accadendo in Ucraina non è un film in bianco e nero. Ognuno di noi dice la sua, ci si interroga su cosa stia accadendo, perché si arrivi a tanto. Le immagini i filmati che entrano nelle nostre case ci lasciano senza parole, in silenzio a riflettere su quello che vediamo. Ma perché tutto questo? Quando potremmo essere tutti uniti e felici? Parliamo di fraternità, amore… e poi cosa siamo? La voglia di avere tutto, o quasi, ci porta spesso alla follia, alla perdita del controllo di noi stessi.
La guerra, le vittime, appartengono a tutti noi, non hanno nazione. Il dolore incolmabile di molte famiglie distrutte, e di una guerra che alla fine non avrà né vinti né vincitori.
Il Termometro Nazionale – L’editoriale del Gazzettino Metropolitano è a cura del direttore Marco Fabriani.