Il Ministro della Salute Roberto Speranza si è fatto interprete e promotore insieme alla Ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti di portare in Cdm la richiesta avanzata dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), ed ha dichiarato: «è un giusto riconoscimento che l’Italia deve a chi ha svolto il proprio lavoro per tutelare la salute di tutti noi».
L’approvazione del fondo che era stato inizialmente ostacolato in Senato, riguarda un importo di 15 milioni di euro, ed anche secondo la dichiarazione del Presidente della Federazione Filippo Anelli, riportata per esteso sul sito della FNOMCeO, il risultato ottenuto è una grande soddisfazione oltre ad essere una questione etica prima ancora che economica. Il Presidente precisa: «Si viene così a sanare una grave ingiustizia che vedeva abbandonate a se stesse circa 250 famiglie che, al dolore per la perdita, aggiungevano la tribolazione economica. Mentre infatti i medici dipendenti hanno copertura INAIL, questo non vale per i liberi professionisti o per i medici convenzionati, che costituiscono oltre la metà dei medici scomparsi.
Nessun risarcimento da parte dello Stato è andato quindi a queste famiglie che hanno pagato il prezzo più alto per il bene di tutti noi, degli oltre dieci milioni e settecentomila guariti e dell’intero Paese». Conclude Anelli: «Questi 250 medici hanno pagato quei valori di prossimità, vicinanza, fiducia, che informano la nostra medicina del territorio. Sono morti per portare a termine la loro missione, quella di curare e di rimanere accanto al malato, anche se mancava tutto, se le mascherine non si trovavano, se i guanti erano finiti».
Pina Onotri, segretario generale del Sindacato Medici Italiani (SMI) nelle sue dichiarazioni, smorza l’entusiasmo per l’approvazione del fondo, con un comunicato stampa pubblicato sul sito del sindacato: «Il fondo di 15 milioni di euro, destinato come risarcimento alle famiglie dei circa 400 sanitari e medici scomparsi nel corso della pandemia, quando sarà approvato, risulterà essere insufficiente e non risponderà al danno enorme della perdita di un familiare. Non vogliamo un’elemosina!” prosegue il Segretario Generale, motivando lo sciopero del 1 e del 2 marzo: “Alle famiglie dei medici deceduti, saranno destinati pochi spiccioli, mentre sono stati sprecati centinaia di milioni di euro in mascherine inutili non idonee. Quanto vale la vita dei medici di famiglia, di un medico del 118, di una guardia medica? Non chiediamo a nessuno la carità di poche decine di migliaia di euro. I 15 milioni di euro sono uno stanziamento irrisorio, mentre reclamiamo un investimento strutturale per far si che ai medici convenzionati sia assicurata la copertura INAIL per gli infortuni sul lavoro».
Flavia Pruner