Di nuovo sull’emergenza casa, a Sesto San Giovanni. Questa volta a parlare dell’«ombra degli sfratti» è il decanato cittadino, con una lettera aperta firmata dal decano Don Roberto Davanzo.
«È da tempo che diverse organizzazioni sindacali stanno denunciando e richiamando l’attenzione rispetto al rischio che, col nuovo anno appena iniziato, un numero preoccupante di nuclei familiari di Sesto san Giovanni possano essere privati della abitazione – scrive Davanzo, nella nota firmata dopo essersi consultato con il Consiglio Pastorale Decanale -. Le conseguenze sono facili da immaginare: l’assenza di una residenza finisce per privare di alcuni diritti essenziali e le sistemazioni di emergenza spesso comportano la divisione della famiglia. Una situazione in gran parte motivata da condizioni di fragilità croniche, che con la pandemia di Covid-19 si sono acuite.
Interpellati da alcune sigle sindacali ed in particolare dalla lettera aperta ricevuta dalle famiglie sotto sfratto dello scorso 29 dicembre 2021, con questo scritto intendiamo rivolgerci loro e alla cittadinanza tutta.
Come si può intuire, in questo numero complessivo di famiglie ci sono condizioni molto diverse, tra cui alcune segnate da difficoltà economiche e dalla presenza di componenti portatori di malattie gravi o minori in tenera età. Condizioni che le leggi tutelano in modo particolare investendo l’amministrazione comunale dell’onere di provvedere adeguatamente a queste persone.
Il fenomeno degli sfratti, di per sé critico, è diventato drammatico per una non adeguata attenzione al problema e per precise scelte amministrative fatte nel passato su cui non vogliamo entrare. A prescindere delle scelte passate è però ora il tempo, per tutti, della ricerca di soluzioni rapide in grado di garantire dignità e sicurezza a tutti, specie ai meno tutelati.
Di fronte a questa situazione la comunità cristiana si interroga su quali possano essere possibili iniziative per affrontare il problema, non potendosi esimere dal tradurre il principio della dignità di ogni essere umano nella ricerca di condizioni di vita decenti per tutti. Certo, da cristiani non possiamo restare indifferenti di fronte a questo problema, in particolare alle situazioni più critiche, alcune delle quali note alle Caritas parrocchiali, trattandosi di persone e famiglie in situazione di povertà sotto vari profili.
Da sempre le comunità cristiane hanno presidiato – per quanto possibile – il disagio abitativo attraverso la messa a disposizione di appartamenti e strutture comunitarie, nonché offrendo sostegno economico a diverse famiglie in difficoltà nei pagamenti degli affitti e delle utenze».
Davanzo però non dimentica il ruolo chiave della politica che amministra la città, in situazioni emergenziali come questa.
«È nostra convinzione – continua infatti la lettera – che siano gli amministratori del bene comune a doversi far carico in modo prioritario di coloro che non hanno le risorse sufficienti ad uscire dalla condizione di difficoltà in cui si trovano, a prescindere dalla nazionalità e dal paese d’origine. Certo, in collaborazione con tutti i soggetti sociali – ad esempio le realtà sindacali che rappresentano le istanze delle famiglie sfrattate e i servizi caritativi delle nostre parrocchie – e le persone di buona volontà, ciascuno secondo le proprie possibilità e competenze, attraverso percorsi condivisi di lettura dei bisogni e progettazione degli interventi.
Non ci sfugge la complessità dei problemi e la limitatezza delle risorse disponibili, in particolare sul problema casa che si può definire cronico e che ha assunto dimensioni preoccupanti. Per questo ci sentiamo di auspicare la massima collaborazione tra i diversi uffici comunali deputati a occuparsi delle persone fragili e vulnerabili (servizi sociali, l’agenzia Casa del Comune ecc.) e tra il Comune e le altre istituzioni (Regione, Prefettura, Aler e altri enti specifici deputati alla questione abitativa), affinchè si coordinino per accompagnare le famiglie in disagio abitativo, applicando non solo nella forma, ma anche nella sostanza tutte le norme vigenti. Non ignoriamo infatti quanto il Comune sta ponendo in essere, specie a seguito della mobilitazione di partiti ed associazioni e alla convocazione di Sindaco ed Unione Inquilini da parte del Prefetto di Milano ed auspichiamo che le iniziative adottate dall’amministrazione gli ultimi giorni dell’anno segnino un cambio di approccio che possa portare ad ulteriori iniziative a sostegno delle famiglie più fragili. Le soluzioni da trovare sono a più livelli. Quella più a breve termine – che non ci pare fuori luogo definire emergenziale – è volta ad evitare che intere famiglie si trovino private di un bene essenziale come la casa, finendo per costituire una vera e propria “bomba sociale”.
In seconda battuta, sarà necessario sviluppare una capacità di programmazione e pianificazione condivisa, perché il problema casa sia affrontato in termini più strutturali, con una visione che tenga conto dei grandi progetti relativi alle ex aree Falck e al mix-sociale che auspicabilmente possa caratterizzarli.
Certamente, in tutto ciò l’Amministrazione Comunale non può abdicare al ruolo di regolatore delle scelte urbanistiche e del mercato della casa, così come è chiamato ad incentivare la messa a disposizione di alloggi privati vuoti a prezzi accessibili, anche alle famiglie meno abbienti. L’alleanza tra istituzioni, fondazioni e istituti di credito potrebbe aiutare ad individuare forme di garanzia per i proprietari, al fine di assicurare la casa alle famiglie povere, senza privare i locatari dei propri diritti, soprattutto quando si tratta di altre famiglie e non di grandi operatori immobiliari».
E in ultima battuta, il Decanato si appella ai privati cittadini proprietari di alloggi vuoti: «Infine, riteniamo di dover fare appello ai cittadini proprietari di alloggi vuoti nel chiedersi se possano in qualche modo metterli a disposizione di altre famiglie che faticano a trovare casa. Il tempo eccezionale che stiamo vivendo domanda anche generosità e prossimità eccezionali. Da parte nostra assicuriamo la vicinanza e la solidarietà alle famiglie colpite dal disagio abitativo e auguriamo che il nuovo anno porti ad un cambio di paradigma sulla questione abitativa, come è avvenuto su altri temi importanti della vita collettiva».