I dati del mese di ottobre che ha registrato delle temperature inferiori rispetto a quanto ci si sarebbe aspettati, contribuiscono ad abbassare leggermente una media tendenzialmente preoccupante ed in continua crescita. L’Italia scendendo ad un valore di +0,69 esce al momento per il 2021 dalla classifica ‘top ten’ degli anni più caldi, conquistando un preoccupante dodicesimo posto e confermando la tendenza al surriscaldamento. Come sottolinea nel suo sito la Coldiretti, che, nel 2021 l’emergenza climatica fosse un problema sentito, lo dimostrano i numeri delle rilevazioni, con ben n°1.914 situazioni registrate tra ondate di calore e di gelo estremi, tornado, grandinate, tempeste di vento e nubifragi confermando un aumento del 45% rispetto alla media annuale dello scorso anno. Lungo la penisola italiana, secondo i dati dell’European Severe Weather Database (ESWD) sono stati riscontrati almeno sei eventi estremi al giorno.
La classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo ventennio ed in ordine abbiamo gli anni: 2018-2015-2014-2019-2003, nei quali la tendenza alla tropicalizzazione è sempre più evidente con sfasamenti stagionali, manifestazioni violente, precipitazioni brevi ed intense e veloce passaggio da sole a maltempo o viceversa. La situazione è egualmente critica a livello globale ed il valore medio registrato come aumento di calore si aggira intorno ai +0,28 gradi. Al termine della 26esima Conferenza delle Parti (Cop26) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, che si è conclusa nel Regno Unito, quasi 200 paesi hanno siglato il Patto sul Clima di Glasgow, raggiungendo ad esempio una intesa sull’art. 6 dell’Accordo di Parigi per la riduzione delle emissioni del carbonio rimodulando i meccanismi di gestione del mercato.
Altro traguardo del Patto, come riporta l’Ansa, l’eliminazione graduale del carbone che, nel processo di produzione di elettricità è la fonte primaria di emissione di anidride carbonica e l’impegno da parte di più di 100 paesi di porre fine alla deforestazione entro il 2030. Secondo i dati del 2019 l’Italia, a causa dell’esposizione prolungata allo smog, si conferma tra i paesi UE con il più alto rischio per la salute con un numero importante di morti (10.640 per biossido di azoto, 49.900 per PM2,5 e 3.170 per O3 -Ozono) o di riduzione di anni di vita. La Coldiretti, già a novembre 2020, spiega sul sito della Federazione che il ripopolamento arboreo di parchi e giardini, sarebbe una chiave di volta ambientale in quanto una pianta adulta può catturare dai 100 ai 200gr di polveri sottili dall’aria ed un ettaro di piante elimina circa 20kg di polveri e smog in un anno.
Piantare alberi ed incrementare la disponibilità di verde oltre a garantire maggiore qualità di vita contrastando i cambiamenti climatici, significherebbe anche assicurare un presidio attivo contro il dissesto idrogeologico, contro gli incendi, valorizzando la filiera del legno 100% Made in Italy e contribuendo al risparmio energetico.
Flavia Pruner