Ma chi l’ha detto che le bandiere non esistono più? Forse in un calcio schiavo dei bilanci e dei conti, non di certo in quello di provincia. Un calcio fatto di sacrifici, di incastri tra lavoro e allenamenti, dove molto spesso a vincere sono le rinunce.
«Tanto non capirete mai», come mantra sulla pelle. Però oggi ci proviamo a raccontare la passione, con una storia che arriva dalla Stella Azzurra di Cinisello Balsamo, girone C della Terza Categoria. Una zuccata nel primo tempo di Usva-Stella Azzurra vale il momentaneo 0-1 per gli ospiti (la gara finirà 0-2). Ma la notizia è un’altra. La rete realizzata da Alberto Zappella è la numero 300 con la maglia della Stella Azzurra. Un traguardo da veri top player, nel giorno in cui Ibra toccava quota 400 con i club. Una coincidenza? Probabilmente no, con i dovuti paragoni.
Zappella, 32 anni il prossimo gennaio, ha legato praticamente tutta la sua carriera alla Stella Azzurra (esordio a 16 anni nel 2006 in prima squadra, 418 presenze fa), diventando il miglior marcatore della storia della società fondata nel 1956, nella quale ha mosso i primi passi anche un certo Pierino Prati. «Il primo gol non lo ricordo é passato troppo tempo – sorride Alberto Zappella -. Ricordo con piacere però l’esordio in prima squadra: ero molto giovane e molto teso, ci pensò il grande mister Lino Mandelli a tranquillizzarmi. Mi ha insegnato tanto in campo ma sopratutto fuori con la sua semplicità, il mio pensiero va a lui a un anno dalla scomparsa».
Ma i ringraziamenti per il raggiungimento dei 300 gol, attesi da oltre un anno a causa della pandemia, non finiscono qui. «Lo dedico a chi mi ha accompagnato in questo percorso: ai miei compagni, ai mister del presente e del passato, e infine alla mia compagna che è sempre stata al mio fianco sostenendomi: è la mia tifosa numero uno». Non c’è però tempo per soffermarsi troppo sulle celebrazioni, lo sguardo di Zappella è infatti già proiettato verso i prossimi di gol: «Sono orgoglioso di essere considerato una bandiera della Stella, una magnifica realtà che mi si é cucita addosso. Adesso spero di riuscire a raggiungere insieme a questo straordinario gruppo dei grandi obbiettivi di squadra. Vorrei che questo traguardo sia uno stimolo per chi verrà dopo di me a fare meglio».
E dunque, chi l’ha detto che le bandiere non esistono più? Forse qualcuno che guarda troppa televisione e poco pallone. Evviva queste realtà, evviva la passione. Evviva il Calcio, quello di provincia, quello con la C orgogliosamente maiuscola.