Milano, il San Raffaele si illumina di rosa per la prevenzione del tumore al seno

La fontana dell'Ospedale San Raffaele illuminata di rosa in occasione del mese internazionale per la prevenzione del tumore al seno

La fontana dell’Ospedale San Raffaele si illumina di rosa per ricordare l’importanza della prevenzione del tumore del seno, la neoplasia femminile più frequente che da sola rappresenta il 29 per cento dei tumori che colpiscono le donne. Ottobre è infatti il mese dedicato alla sensibilizzazione sulla prevenzione e la lotta a questo tipo di tumore.

Il cancro al seno oggi ha tassi di guarigione molto alti grazie alla diagnosi precoce e all’avanzamento delle cure, sempre più efficaci e mirate: la chirurgia ha compiuto grandi progressi diventando meno invasiva e risparmiando così tessuti e organi, sono stati sviluppati nuovi protocolli chemioterapici e immunoterapici e sono state introdotte nuove terapie specifiche per i diversi tipi di tumore al seno che agiscono sui meccanismi molecolari alla base della malattia.

La prevenzione e la diagnosi precoce 

La prima arma contro il tumore del seno è la prevenzione che parte dalla cura del proprio corpo attraverso stili di vita sani, alimentazione corretta e attività fisica regolare. Il dottor Pietro Panizza, direttore della Radiologia Senologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, spiega: «È bene iniziare fin da giovani a prendersi cura del proprio seno. Chi ha casi di tumore al seno in famiglia dovrebbe rivolgersi a uno specialista senologo per capire se è opportuno eseguire controlli personalizzati e nel caso un approfondimento del rischio genetico; l’eventuale mutazione genetica, infatti, prevede programmi di sorveglianza dedicati. In generale il rischio di ammalarsi aumenta con l’età e per questo è necessario differenziare il programma dei controlli. A tutte le donne si consiglia, fin dalla giovane età, di imparare a conoscere il proprio seno, per esempio con l’autopalpazione e a prestare attenzione a eventuali modifiche».  Nella fascia di età 30-40 anni è consigliabile sottoporsi a controlli con ecografia mammaria, esame che non comporta alcun rischio biologico. Nelle donne asintomatiche dai 40 anni in poi l’esame da eseguire periodicamente è la mammografia.

Cure personalizzate

Di tutti i tumori al seno solo il 5-10 per cento può essere ricondotto alla presenza di specifiche mutazioni del DNA ereditate da parte materna o paterna. In tutti gli altri casi, l’insorgenza del tumore è casuale, spesso dovuta alla complessa relazione tra una predisposizione genetica ancora poco nota e gli effetti dell’ambiente in cui si vive.

In caso di diagnosi di tumore del seno oggi le terapie sono diverse e personalizzate in base alle caratteristiche biologiche della neoplasia, spiega il dottor Oreste Gentilini, primario di Chirurgia della Mammella e Responsabile della Breast Unit: «La scelta del trattamento è individuale e studiato in base allo stadio e all’età della paziente, oltre che alle condizioni della singola persona. Da sempre la chirurgia rappresenta la pietra miliare delle terapie, perché da sola è in grado di risolvere il tumore in buona parte dei casi. Spesso, però, deve essere associata a terapie mediche come la chemioterapia e le terapia ormonale o a trattamenti biologici. Anche la radioterapia è fondamentale soprattutto quando viene conservato il seno. Talvolta è opportuno invertire l’ordine dei trattamenti e iniziare con una terapia medica prima di procedere con la chirurgia».

Le Breast Unit

I centri multidisciplinare di senologia garantiscono alti standard di cura a tutte le pazienti affette da tumore al seno, conferma il dottor Gentilini: «È dimostrato che le donne seguite nei centri di senologia hanno una prognosi migliore. La mortalità è inferiore e la guarigione aumenta almeno del 10-15 per cento rispetto alle donne che vengono seguite in un ospedale sprovvisto di Breast Unit».