Sarà l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini a inaugurare il restauro della chiesetta di Sant’Eusebio a Cinisello Balsamo. L’appuntamento è in programma sabato 2 ottobre alle 18.
Una piccola chiesa più che millenaria, le cui origini possono essere ricondotte al tempo di Teodolinda, regina longobarda convertita al cristianesimo, alla fine del IV secolo. Questa chiesetta intitolata a Sant’Eusebio è il primo edificio per il culto cristiano nel territorio cinisellese, e da allora è sempre stato tenuto in piedi lungo i secoli, con varie ristutturazioni e restauri, con periodi di decadenza e altri di fioritura religiosa.
Nella chiesetta è conservato l’affresco della Madonna del Latte, del secolo XIV, a cui è molto devota la popolazione cinisellese e dei dintorni. Nella sacrestia della chiesetta sono custoditi alcuni ex voto molto significativi. Una chiesetta fatta di materiali poveri, segno di una fede popolare, semplice e forte. Due lapidi del V-VI secolo, di Marcellino e Tealisinia, fanno pensare se non proprio a dei martiri, a persone significative che la comunità ha voluto ricordare.
«È una chiesetta povera e periferica, ma è lì, in piedi, segno di una comunità credente che ha perdurato nei secoli – dichiarano dalla parrocchia di Sant’Eusebio -. Oggi si presenta bella dopo il recente restauro, tra novembre 2020 e luglio 2021, che verrà inaugurato dall’arcivescovo di Milano il prossimo 2 ottobre». Ed è proprio monsignor Mario Delpini, nella prefazione del libretto ‘La chiesetta di Sant’Eusebio tra storia e spiritualità’ a scrivere: «Ci sono invece pietre che parlano. Raccontano una lunga storia di fede, di arte, di tecnica: sono un messaggio che interpella coloro che sanno ascoltare. Raccontano tante confidenze di lacrime e di feste, di personaggi illustri e di povera gente senza nome: le pietre ricordano tutto e chi le ascolta può capire che cosa veramente sia importante. Le pietre dicono anche delle ferite subite dal tempo, dall’incuria, dai vandalismi; e dicono della pazienza amorevole, della generosità sollecita, della competenza specialistica che ha curato le ferite e restituito alle pietre la loro dignità e bellezza. Le pietre parlano anche della gente che hanno ospitato, della vocazione del borgo a diventare comunità, della speranza seminata dalla Pasqua del Signore che si celebra. Ricordano anche i momenti importanti vissuti dalla comunità: i parroci che si sono susseguiti, le visite dei vescovi e le loro parole. Ecco che cos’è una chiesa antica: un libro scritto nella pietra, una storia raccontata dalle immagini, una casa che invita ad essere comunità».