‘Il resto del Lino’ è un periodico occasionale, con uscita casuale. È un giornale per cui non ho mai scritto, ma per cui mi hanno chiesto più volte di collaborare.
«Lino tranquillo, prima o poi lo facciamo davvero». Sempre questo vizio di rimandare, pensando che prima o poi il momento giusto sarebbe arrivato, perché tanto: «Lino tranquillo, non scappo, ci vediamo sempre». E invece Lino Mandelli un anno fa se ne è andato. Un nome, il suo, che a Cinisello Balsamo riecheggia forte, tra i campi di calcio ma non solo. Anima della Stella Azzurra, punto fermo della vita sportiva dell’intera Cinisello Balsamo. Una città che nel fine settimana gli ha tributato tutto il suo affetto, a un anno dalla morte.
Sabato 18 settembre all’oratorio San Luigi di Cinisello Balsamo gli è stato intitolato il campo sintetico a 7: un campo che proprio Mandelli nel 2019 aveva simbolicamente inaugurato con il taglio del nastro, dopo essersi impegnato in prima persona per raccogliere i fondi. Martedì 21 in una lunga e commovente serata, Ezio e Alberto Meroni hanno presentato il libro sulla vita del grande Lino Mandelli: ‘Una vita per la Stella, Lino Mandelli: «Gh’hann de giügà tücc»’ (ed. Mimep-Docete). Un totale di 124 pagine di viaggi nei ricordi, tutti all’insegna del credo più importante che Mandelli ha lasciato a questa città, a questo sport, a ognuno di noi: «Devono giocare tutti». Tutti: gli ‘scarsi’, gli ultimi, quelli che nessuno vuol fare giocare.
Durante la serata sono intervenuti il sindaco Giacomo Ghilardi, il presidente emerito della Stella Azzurra Luigi Sala, l’attuale presidente Andrea Guerra (in collegamento dal Brasile) ed Enrico Agliardi in rappresentanza degli Amici del Lino. Commovente anche il ricordo di don Davide Milanesi, sacerdote che nei suoi anni a Cinisello, grazie proprio a Mandelli, esordì (con gol) nella Stella Azzurra. Le copie del libro sono disponibili presso la segreteria della Stella Azzurra con un’offerta di 10 euro: l’intero ricavato verrà devoluto in beneficienza al Pime, alla missione di Fratel Enrico Meregalli e per la ricerca dell’Università di Bologna per una cura per la sindrome di Down.
Grazie di tutto, Lino.