Da sempre, cinema e serie televisive celebrano agosto come il mese per antonomasia dedicato alle ferie, giorni preziosi in cui si approfitta del tempo libero per rigenerare il corpo e lo spirito. Il tanto agognato riposo, si accompagna il più delle volte ad un sonno ristoratore. Spesso si tende a sottovalutare l’importanza ed i benefici di un sonno buono e salutare ma chi mantiene costantemente l’attenzione e lo studio su questo argomento è l’AIMS (Associazione Italiana di Medicina del Sonno) che, per la seconda volta, ha l’obiettivo di valutare a più di un anno dal suo inizio, l’impatto della pandemia di Covid-19 sul sonno e sull’orologio biologico negli adulti.
Questo progetto internazionale che ha visto coinvolti nell’estate 2020 numerosi esperti del sonno di tutto il mondo, si è evoluto nell’estate 2021, diventando una iniziativa rivolta anche alle persone che hanno contratto l’infezione da Coronavirus che vogliano condividere le relative conseguenze a lungo temine sul ritmo sonno-veglia riscontrate dopo la guarigione (long Covid).
Obiettivo specifico di questa iniziativa è documentare la prevalenza/incidenza dei disturbi del sonno durante la pandemia di Covid -19 analizzando le associazioni dei “pazienti” con il confinamento sociale, valutando le condizioni psicologiche (ansia, depressione, stress post-traumatico) e le percentuali di rischio di esposizione al Covid-19. (info sul sito dell’Associazione www.sonnomed.it). Lo scopo da raggiungere è di ottenere una base comune di conoscenze su questa sindrome, soprattutto relativamente alle conseguenze sul sonno al fine di pianificare con maggior successo interventi e trattamenti.
Un articolo sulla rivista Atlantic riporta: «il buon funzionamento del ritmo sonno-veglia aiuta ad impedire che le nostre risposte immunitarie vadano in tilt», il Prof. De Gennaro, Segretario dell’AIMS e docente di Psicofisiologia del sonno all’Università La Sapienza di Roma, risponde sul tema in una intervista su l’HuffPost sostenendo che: «Intervenire sulla regolarizzazione del sonno è certamente desiderabile per quanto concerne l’esposizione all’infezione: disturbi del ritmo circadiano si associano infatti a vari aspetti di depressione immunitaria, non abbiamo ancora studi che riguardano il Covid ma molti lavori hanno indagato la correlazione tra scarsa e cattiva qualità del sonno e maggiore possibilità di contrarre l’influenza».
Una simpatica curiosità sul sonno da non sottovalutare è la ricerca della West Texas A&M University pubblicata sulla rivista Sleep Health e diffusa dall’Ansa. L’indagine, effettuata su 131 adulti dipendenti a tempo pieno che hanno risposto a dei questionari due volte al giorno (alle 07.00 ed alle 16.00) per 2 settimane, fornendo dati sul sonno, sulla stanchezza e sulla inciviltà informatica, ha evidenziato che nei dipendenti che avevano dormito meno ore e con un basso valore nella valutazione della personalità a livello caratteriale, era evidente una grossa difficoltà nella auto- regolamentazione e gestione comportamentale con evidenti mancanze di educazione riscontrate nelle e-mail ed in altri strumenti ad uso lavorativo. Il sonno è quindi uno strumento prezioso per mantenerci in buona salute e per regolare le nostre reazioni ed i nostri atteggiamenti anche in ambito lavorativo e sociale.
Flavia Pruner