Aggressioni omofobe, la reazione sui social è agghiacciante: «Le sberle se le meritano»

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Sono tre le aggressioni omofobe avvenute negli ultimi giorni in concomitanza della Milano Pride Week 2021. Dopo il 12enne malmenato a Parco Sempione e il dipendente del Mono Bar preso a bottigliate, il Cig Arcigay Milano denuncia sui social un’ulteriore aggressione omofoba avvenuta nella serata del 26 giugno: «In via Manzoni due ragazzi sono stati aggrediti mentre si stavano recando a cena in bicicletta. Un uomo, dopo averli insultati, è piombato su di loro e ha preso a pugni uno dei due, buttandolo a terra e tirandogli calci; l’altro ragazzo, cercando di difendere il fidanzato, si è rotto la mano a causa della furia dell’aggressore».

Tuttavia, la reazione social agli articoli del Corriere e di altre testate giornalistiche che hanno riportato le violenze omofobe, evidenziano la totale mancanza di sensibilità sul tema, un vuoto di empatia nei confronti delle vittime, il tutto condito da ricostruzioni, giudizi e analisi che è pleonastico commentare data l’eloquenza delle parole adoperate.

La volontà popolare ha subito un duro colpo, secondo un commento alla notizia, come se la denuncia di un’aggressione omofoba sia un impedimento ad esercitare il diritto alla discriminazione: «Stasera esce che gli aggressori sono clandestini africani e l’articolo scompare. Tanto la spinta al ddl Zan è stata data, nel sedere al volere contrario del popolo». C’è chi propone un cambio di location: «la prossima volta il gay pride fatelo a Istanbul». Alla risposta che il Pride c’è già stato ed è intervenuta la Polizia in Turchia l’anonimo commentatore viene afflitto per l’esito: «solo arresti…che delusione».

Di certo, una delle valutazioni più condivise è quella che fa appello alla terza legge della dinamica, con una logica alquanto controversa ma che di fondo ne ricalca l’enunciato: «Non hanno ancora capito che scatenano l’effetto contrario!», oppure «Se continuerete così con insistenza a fare queste pagliacciate a oltranza questi casi aumenteranno a dismisura».

Di fatto non c’è una chiarezza sul tema, sembra quasi che sia il Pride ad incitare alla violenza, per questo motivo qualcuno propone di staccare qualche giorno e rifletterci su: «Ma andate in vacanza invece di fare ste puttanate che non frega un cazzo a nessuno». C’è chi, invece, ha le idee piuttosto chiare e non può esimersi dall’esprimere la verità dei fatti: «L’unica verità è che se uno gira vestito da carnevale, prima o poi una sberla se la merita».

Nella sfilza dei commenti il protagonista è di sicuro il principio causa-effetto, sembra che sia proprio il ddl Zan a istigare all’odio: «Durante l’approvazione del Ddl Zan le aggressioni aumenteranno sicuramente perché bisogna strumentalizzare il tutto» oppure «Stanno calcando la mano per ricattare e fomentare l’opinione pubblica per spianare la strada e far approvare la legge liberticida Zan». C’è chi, invece, rimane incredulo, non per la brutalità degli avvenimenti: «Non sarà che se le inventano per convincere che il ddl Zan va approvato?» oppure «Si va beh ora tutte aggressioni».

Mala tempora currunt, secondo un allievo di Spengler che profetizza il tramonto dell’Occidente sulla scorta dei diritti civili: «Che felicità quando comanderanno i musulmani…ci sarà da ridere». Oppure chi pone delle domande di carattere ontologico e fenomenologico: «Vorrei sapere perché ogni anno questi ‘signori’ ci devono ricordare il loro ‘essere’».

C’è una sfilza di rimostranze in cui l’avversativo ‘ma’ è sempre in primo piano, come a sottolineare una presa di distanza dalla violenza e al contempo una giustificazione della stessa: «La violenza non è mai giustificata ma resta una manifestazione inutile e blasfema vedendo come hanno dipinto Gesù».

Non mancano le analisi sociologiche del momento storico in cui viviamo: «È l’ipocrisia di questo momento storico. Si manifesta contro le discriminazioni, si pretende che tutti siano trattati ugualmente e poi talune categorie sono le prime ad offendere».

Le voci che si impegnano nei confronti di un’informazione completa e non parziale sono numerose e che mettono in dubbio tutte le aggressioni di cui la stampa ha parlato, come se fossero delle montature: «a favor di telecamera». La deontologia dei professionisti dell’informazione è finita nel dimenticatoio d’altronde, ormai le fonti non sono più verificate e le notizie sono strumentali a dei secondi, oscuri, fini: «Avete rotto con questi ‘articoli’. La violenza va stigmatizzata in maniera trasversale, non solo quando colpisce il mondo lgbt», come se di articoli di cronaca non se ne sentisse mai parlare.

«Ma fare una manifestazione a favore degli eterosessuali e a favore della famiglia tradizionale?», si denuncia anche una mancanza da parte dei politici italiani e delle associazioni religiose che era giusto sottolineare commentando un’aggressione omofoba. Una soluzione conviviale, però, c’è sempre, casalinga, tra le quattro mura domestiche: «Basta ste pagliacciate divertitivi fra amici».

Il risvolto, poi, è già profetizzato: «Tra una settimana verrà fuori che: 1) era un regolamento di conti tra gay, oppure 2) gli aggressori erano immigrati irregolari, oppure 3) era tutto inventato».

Tra i commenti spicca una tematica sociale da tutti ignorata e che viene messa in luce da una cittadina con una domanda che non trova risposta: «C’erano molti minorenni, troppi direi, forse stanno spianando la strada alla pedofilia legalizzata?». C’è chi, invece, sposta l’asse dell’attenzione su altre tematiche: «Parliamo delle 73 donne uccise da ex compagni e mariti nel 2020 in Italia, per non parlare delle diverse centinaia che subiscono violenza ogni giorno», un’ottima osservazione su una legge che contrasta anche la misoginia.

Ma la domanda che sorge spontanea, viene da un cittadino che apre una questione irrisolta, forse irrisolvibile, una contraddizione aperta: «Come si concilia l’immigrazione di tanti musulmani con un popolo gay?» Di certo, non mancano le soluzioni: «Basta solo rimettere la leva militare».

I suggerimenti per trovare una soluzione al problema non si contano: «Se ne stiano a casa loro a fare il proprio e magari riusciremo a dimenticarcene ed ignorarli», secondo il principio del non vedo dunque non meno. La colpa delle aggressioni, è palese, è di chi era presente al Pride: «Se vanno in giro con i crocifissi con i cazzi disegnati poi non si lamentino, sono già loro che provocano», a ribadire ancora una volta l’inutilità del ddl Zan.

Tante domande, poche risposte, forse una sola, la più lapidaria, la soluzione finale: «Branco di culacchioni smettela».