Piero Nava sarà premiato con il Sesto d’Oro 2021

municipio comune sesto san giovanni

Sarà Piero Nava uno dei premiati che il prossimo 24 giugno riceveranno il Sesto d’Oro, la massima benemerenza del Comune di Sesto San Giovanni.

A darne l’annuncio è stato il sindaco Roberto Di Stefano, in occasione della presentazione del libro di Nava ‘Io sono nessuno’ (curato dai giornalisti Paolo Valsecchi, Stefano Scaccabarozzi e Lorenzo Bonini) andata in scena ieri sera in Villa Visconti d’Aragona nell’ambito del palinsesto di eventi estivi “Aria d’estate” organizzati dall’amministrazione comunale. Nava, originario di Sesto San Giovanni, è il primo testimone di giustizia che può annoverare la Repubblica Italiana.

«Siamo orgogliosi che il nome di Piero Nava sia legato a quello della nostra città – commenta il sindaco Roberto Di Stefano –. Un grande uomo che non si è voltato dall’altra parte di fronte agli assassini del giudice Rosario Livatino, un eroe senza volto che non verrà mai dimenticato, un esempio soprattutto per le generazioni future. La benemerenza civica a Piero Nava rappresenta un ulteriore segnale di legalità e rispetto delle istituzioni democratiche del nostro Paese contro ogni mafia. Ringrazio Piero per le belle parole spese sulla nostra città e ringrazio ancora i curatori di questo libro carico di emozioni e denso di significati».

Come hanno spiegato dal Comune, Piero Nava, a oltre 30 anni di distanza da quel giorno, vive ancora in incognito, sotto falso nome e senza la possibilità di apparire in pubblico. Anche alla presentazione del suo libro è intervenuto telefonicamente: «È un onore per me ricevere la benemerenza civica. Ricordo bene Sesto San Giovanni, qui ho fatto le scuole, andavo all’oratorio, giocavo alla Rondinella. Viale Matteotti, viale Casiraghi, piazza Petazzi, l’Oratorio San Luigi: ho sempre Sesto nel cuore. Ci sono momenti nella vita in cui hai un’unica scelta da fare: ho dovuto abbracciare una croce e portarla avanti ma non è stato un problema, non avrei avuto più rispetto di me stesso se non avessi raccontato ciò che avevo visto. Non bisogna girarsi dall’altra parte: spero che questo sia l’insegnamento per i ragazzi che leggeranno questo libro. Io non sono un eroe, ho solo fatto il mio dovere e lo rifarei ancora. Pentirsi significherebbe perdere il rispetto di me stesso. L’indifferenza è il male della società».

Brillante agente commerciale di una ditta del Nord, il 21 settembre 1990 stava percorrendo la strada tra Enna e Agrigento per raggiungere un cliente. Pur guidando una Lancia Thema fiammante, conduceva il veicolo piano per un problema a una ruota. È così che ha visto e registrato nella memoria una strana scena: prima due ragazzi su una moto da cross lo superarono sgommando, poi dietro la curva una Fiesta incidentata e quella che sembrava una rissa, un terzo individuo, pistole, l’uomo della macchina che fuggiva giù dalla scarpata, gli altri che lo inseguivano. Nava pensò a una rapina e cercò subito qualcuno della Polizia. Solo poco dopo, in commissariato, apprese che quello a cui aveva testimoniato era il feroce omicidio di un giovane giudice, Rosario Livatino (beatificato un mese fa dalla Chiesa), uno che ‘stava dando fastidio’.

Siamo all’inizio dell’escalation che due anni dopo porterà agli attentati contro Falcone e Borsellino. E quel giorno fu proprio Falcone a far intuire a Nava che lui e la sua famiglia si trovavano in estremo pericolo, con l’obbligo di nascondersi. E la sua verità porterà i killer all’ergastolo. Ha inizio così la vita eroica e dedita alla Giustizia che Nava per la prima volta racconta nel libro, presentato ieri sera, importante e denso di emozione, in un alternarsi di dramma e speranza, paura e orgoglio per aver fatto il proprio dovere. Ha collaborato con la Commissione Antimafia, contribuendo fra le altre cose a scrivere la Legge del 2018 che definisce la figura del testimone di Giustizia prevedendo adeguate tutele. La prefazione del libro è a cura di Rosy Bindi, ex presidente della Commissione Antimafia.