La tradizionale rassegna ‘L’occhio delle donne‘ dedicata all’universo femminile e realizzata ogni anno dal cinema Rondinella di Sesto San Giovanni andrà in scena dall’1 al 31 marzo in forma virtuale.
L’associazione Lucrezia Marinelli e il Cinema Rondinella, con l’appoggio del Comune di Sesto, non hanno voluto rinunciare al consueto appuntamento del mese di marzo con la cinematografia femminile. Ancora una volta il periodo intorno alla Giornata internazionale della Donna è l’occasione per valorizzare le opere di donne registe operanti nei vari Paesi del mondo, che spesso rimangono ai margini della nostra grande distribuzione, e per riflettere sulla specificità dello sguardo femminile nell’espressione cinematografica.
«Se quest’anno verranno a mancare le occasioni di incontro e di discussione comune in quella casa della cultura e della socialità che è e deve rimanere la sala cinematografica, cercheremo consolazione nell’ampliamento dell’offerta sia in termini di numero dei titoli proposti (ben 17, che esplorano con modalità e prospettive differenti temi universali come storia, società, politica, relazioni umane, arte, scienza) che in termini temporali: i film sono disponibili per l’intero mese di marzo e potranno essere visionati in qualsiasi orario entro i 30 giorni successivi alla data di acquisto del biglietto virtuale», spiegano gli organizzatori della rassegna.
Ai film delle ultime stagioni, provenienti da varie aree del mondo, si affianca anche un omaggio alla regista francese Agnès Varda, scomparsa nel 2019, con quattro titoli che ripercorrono varie fasi della sua carriera (dagli anni ’60 all’anno della sua morte).
Per poter assistere alla proiezione dei film bisogna andare alla pagina del Cinema Rondinella cliccando QUI. Selezionare il film che si vuole vedere: una volta completata la procedura d’acquisto del biglietto si potrà vedere il film quando si vuole, anche subito e per i successivi 30 giorni. L’importante è chetenere conto che dal primo ‘play’ si può anche interrompere la visione, ma si avranno 48 ore di tempo per completarla, scadute le quali non sarà più possibile effettuare la visione utilizzando lo stesso codice.
I titoli della rassegna
Alla mia piccola Sama di Waad Al-Kateab, Edward Watts – Siria, Regno Unito, 2019, 100’.
Il film è l’atto di amore di una giovane madre, in forma di lettera aperta, alla figlia nata sotto l’assedio dell’esercito di Assad. E’ la storia della giornalista e reporter Waad al-Kateab narrata a partire dagli anni della rivolta di Aleppo, in Siria, quando ancora studentessa si innamora, si sposa e dà alla luce Sama, mentre intorno a lei esplode il conflitto. Nel film vivono contemporaneamente la dimensione personale e quella politica per testimoniare la tragedia di un popolo.
Buio di Emanuela Rossi – Italia,2019,98’.
L’esordio alla regia di Emanuela Rossi è una fiaba dark che, pur rispettando i canoni del genere, riesce a superarli. Presentato alla Festa di Roma 2019 e accolto con una standing ovation, racconta di Stella, diciassettenne che insieme alle sorelle più piccole Luce e Aria, è chiusa in una casa con le finestre sbarrate. Fuori c’è l’Apocalisse: due terzi dell’umanità sono morti perché i raggi del sole sono diventati troppo potenti. Possono uscire solo gli uomini, le donne non resistono. Un racconto di formazione sul bisogno di vivere una vita normale insieme al desiderio insopprimibile di libertà.
La candidata ideale di Haifaa Al-Mansour – Arabia Saudita, 2019, 101’.
A sette anni dall’applaudissimo film La bicicletta verde, un successo al Festival di Venezia 2012, la regista presenta un’altra storia di emancipazione e di lotta al patriarcato nell’Arabia Saudita attuale. Maryam è una dottoressa e lavora in un piccolo ospedale. Nonostante la sua professionalità deve lottare quotidianamente contro i pregiudizi nei confronti delle donne. La situazione si complica quando, per risolvere alcuni problemi legati all’ospedale, si vede costretta a candidarsi alle elezioni al Consiglio comunale.
Cosa resta della rivoluzione di Judith Davis – Francia, 2018, 88’.
Film di esordio della regista che interpreta anche il ruolo della giovane protagonista Angela che, convinta di essere nata quando gli ideali maturati con il ’68 erano ormai in fase di deflusso, vorrebbe lavorare per quel mondo migliore a cui aspiravano i suoi genitori. Una riflessione in forma di commedia sulle rivoluzioni fallite e sul constatazione della realtà che si mostra spesso diversa da quella che si vorrebbe vivere.
The Farewell – Una Bugia buona di Lulu Wang – Cina, 2019, 98’.
Bill Wang è nata a Pechino, ma vive a NewYork da quando aveva sei anni. Il suo contatto sentimentale con la Cina è Nai Nai, la sua vecchia nonna, ancorata alle tradizioni e alla famiglia. Quando a Nai Nai viene diagnosticato un cancro, la famiglia decide di nasconderle la verità e di trascorrere con lei gli ultimi mesi che le restano da vivere.
Letizia Battaglia – Shooting the mafia di Kim Longinotto – Irlanda, 2020,97’.
La vita e la carriera di Letizia Battaglia, fotografa e fotoreporter palermitana per il quotidiano L’Ora. Letizia Battaglia è stata una protagonista nella Palermo tra gli anni Settanta e Ottanta. Il documentario racconta, avvalendosi di un taglio anche intimo e privato, la sua inquieta e ribelle giovinezza, il suo lavoro per le strade della sua amatissima città per documentare i morti di mafia, l’impegno e la sua attività politica. La regista lo ha realizzato montando interviste recenti con spezzoni di film, filmini amatoriali e le foto realizzate da Letizia Battaglia nel corso della sua lunga carriera e per le quali è divenuta famosa nel mondo.
Marie Curie di Marie Noelle – Polonia,Germania, Francia, 2017,100’.
Prima donna a laurearsi in Fisica e Matematica, docente alla Sorbonne, due Nobel in distinti campi scientifici, Marie Curie dovette lottare, dopo la morte del marito, affinché il suo lavoro fosse riconosciuto. Il biopic di Marie Noelle si concentra su sei anni della vita della scienziata, dal 1905 al 1915, anni inquieti e burrascosi per il riconoscimento delle sue ricerche e di quelle del marito e per la sua vita sentimentale. Il film tende ad approfondire maggiormente il racconto del privato di Marie Curie mostrandola tenera madre, moglie affettuosa e amante inquieta e in misura minore quello della studiosa che ha rivoluzionato la ricerca scientifica.
Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli – Italia, Belgio, 2017, 93’.
A quasi 50 anni, la cantante e musicista Nico conduce una vita solitaria, un’esistenza molto diversa da quella sfavillante vissuta negli anni sessanta, quando modella dalla bellezza leggendaria, fu musa di Warhol e vocalist dei Velvet Underground. Ormai non le importa più molto del suo aspetto e della sua carriera, ma grazie al suo nuovo manager, Richard, ritrova le motivazioni per partire in tour tornando a esibirsi in giro per l’Europa. Nel frattempo prova a ricostruire un rapporto con il figlio, la cui custodia le era stata tolta molti anni prima. Storia della rinascita di un’artista, di una madre e di una donna filmata con autenticità da Susanna Nicchiarelli.
Non conosci Papicha di Mounia Meddour – Algeria, Francia,2019,105’.
Algeria anni 90, la giovane Nedjma, soprannominata “Papicha”, studia francese all’università e sogna di diventare stilista. La sua vita è sconvolta da un’ondata di fondamentalismo religioso che precipita il paese nel caos. Determinata a non arrendersi al nuovo regime, Nedjma decide di organizzare con le compagne una sfilata dei suoi abiti, che diventerà il simbolo di un’indomita e drammatica battaglia per la libertà.
Persepolis di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud – Francia, 2007,97’.
Film d’animazione, candidato al Premio Oscar e basato sull’omonima graphic novel autobiografica scritta da Marjane Satrapi. La storia ha inizio poco prima della Rivoluzione Iraniana e mostra attraverso gli occhi di Marjane, allora bambina di nove anni, come le speranze di cambiamento furono infrante lentamente quando al potere salirono i fondamentalisti islamici, obbligando le donne a coprirsi la testa, riducendo le libertà della popolazione e imprigionando migliaia di persone. La storia si conclude con Marjane, ormai ventiduenne, che espatria. Acclamato dalla critica di tutto il mondo, il film è divenuto nel corso degli anni un simbolo del desiderio di libertà delle donne e degli uomini.
Se questo è amore di Maya Sarfaty – Israele, Austria, 2020, 82’.
Il documentario della regista israeliana ricostruisce, attraverso interviste, filmati d’archivio e fotografie, la tragica storia d’amore tra una prigioniera ebrea e il suo carceriere nazista ad Auschwitz. Si incentra sulla relazione sentimentale fra Helena Citron, una prigioniera ebrea deportata ad Auschwitz nel 1942, e Franz Wunsch, uno degli ufficiali di alto rango delle S.S. del campo di concentramento.
Con un approccio tradizionale al genere, la narrazione ha un ritmo avvincente, grazie anche all’uso creativo di fotografia e musica.
Sisterhood di Domiziana De Fulvio – Italia, Libano, Usa, 2020 53’.
New York, Roma, Beirut, tre città diverse accomunate dal basket. Non quello dei grandi stadi con folle di pubblico acclamanti, ma quello giocato sulle strade, sull’asfalto e nella polvere. Le protagoniste del bel documentario di Domiziana De Fulvio, al suo esordio nella regia, sono donne e ragazze che intendono riprendersi i loro spazi di libertà nel basket e nella vita. Viaggiando nei tre continenti, dal campo rifugiati di Shatila, Beirut, dove c’è la Real Palestine Youth F.C. con ragazze dai 16 ai 20 anni, a Roma con Le Bulle, donne adulte, e a New York con Le Ladies Who Hoop, donne di differenti etnie, estrazione sociale e età, che allenano una squadra di bambine, la regista traccia un percorso sulla lotta agli stereotipi e alla discriminazione.
Le sorelle Macaluso di Emma Dante – Italia, 2020, 89’.
L’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia di cinque sorelle nate e cresciute in un appartamento all’ultimo piano di un palazzo alla periferia di Palermo. Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella vivono da sole, senza genitori. Insieme alle sorelle, la casa è l’altra protagonista, uno spazio totalmente femminile che porta i segni del tempo che passa, come chi ci è cresciuto e chi ancora ci abita. Secondo lungometraggio di Emma Dante, tratto da una sua acclamata pièce teatrale.
Quattro capolavori della grande regista Agnès Varda
Visages Villages –Francia, 2017,90’
L’incontro con l’artista JR, “fotografo di strada”, autore di gigantesche immagini che diventano murales e il cinema di Varda. La regista si lascia contaminare, dialogando (alla pari) con la sua arte e il suo strumento prediletto (d’altra parte lui è un fotografo che ha fatto anche un film e lei è una cineasta che ama la fotografia). Ed ecco un viaggio attraverso la Francia, utilizzando un camion che è un occhio che guarda, una macchina fotografica con le ruote (sviluppa gigantografie partorite da una fessura sul fianco) e una nuova occasione per incontrare luoghi e storie, per testimoniare la vita semplice di persone e comunità che resistono.
Varda par Agnès – Francia, 2019,115’
Seduta sulla scena di un teatro, Agnès Varda ripercorre il suo itinerario artistico diviso in due tempi, il primo dal 1954 al 2000, e il secondo gli ultimi venti anni, cui corrispondono le due parti del film intitolate Causerie 1 e Causerie 2 (Chiacchierata 1 e 2) con numerose sequenze d’archivio, altre tratte dai suoi film, inserti di fotografie e di immagini delle sue opere di visual artist.Il film, girato e montato dalla cineasta nella piena consapevolezza che non ce ne sarebbe stato un altro, è privo di solennità, ma trasmette la leggerezza e l’allegria che ha caratterizzato tutto il suo fare cinema.
Cléo dalle 5 alle 7 – Francia, 1962, 90’.
Presentato al Festival di Cannes del 1962, fu il film che rese famosa Varda. Siamo agli inizi della Nouvelle Vague.
E’ la storia di una giovane e bella cantante, Cléo, che nel giro di 90 minuti, in attesa di un responso medico decisivo per l’accertamento di una malattia mortale e spaventata dal funesto presagio di una chiromante, esce dall’ambiente in cui è rimasta rinchiusa e, attraverso una serie di incontri e di sensazioni per le strade di Parigi, si apre ad una vita più vera. Conosciuto al parco un giovane militare in procinto di ripartire per la guerra, si reca con lui in ospedale per ricevere il responso del medico.
Daguerréotypes Francia, 1976, 78’.
Agnès Varda cos? descrive il suo film: “Daguerréotypes non è un film sulla rue Daguerre, pittoresca via del 14° arrondissement, è un film su un pezzetto di quella strada, tra il civico 70 e il civico 90. è un documento modesto e locale su alcuni piccoli commercianti, uno sguardo attento sulla maggioranza silenziosa. È un album di quartiere, sono ritratti stereo-dagherrotipati, sono archivi per gli archeo-sociologi dell’anno 2975. Come nella rue Mouffetard, dove ho girato il mio Opéra-Mouffe, Daguerréotypes è il mio Opéra-Daguerre.”
(1978). “Daguerréotypes, un film sui commercianti del mio isolato in fondo alla rue Daguerre, lato avenue du Maine, riuniti da Mr. Mystag per uno spettacolo al caffè (senza aumento del prezzo delle consumazioni.”