Aldo Colonnello, classe 1952, milanese di nascita e sestese di adozione, è stato tante cose nella sua vita: impiegato in una multinazionale, curatore d’arte, marito ma, soprattutto, amico e ‘discepolo’ della celebre poetessa milanese Alda Merini. L’incontro con la scrittrice ha cambiato la sua vita per sempre e oggi Colonnello ha deciso di raccontare il suo rapporto con la poetessa in due libri, che si rincorrono e si completano, anche nel titolo: Alda Merini, la poetessa dei navigli è il primo e il secondo, appena uscito, titola: La poetessa dei navigli, Alda Merini (Meravigli Edizioni).
Non è un caso che nel titolo ricorra il naviglio milanese, luogo dove Merini abitava e dove si è tenuto il primo incontro fra la poetessa e Colonnello. «Avevo il compito di coinvolgerla per una serata di beneficenza al Teatro Carcano – racconta l’autore -, era il 2006. Mi sono recato a casa sua, senza avvisare, in via Ripa 47. Al secondo piano c’era una porta emblematica, con un inno alla poesia. Merini mi aspettava sul letto, come faceva con quasi tutti i suoi ospiti, e ha lasciato che mi presentassi. È stato il nostro primo incontro e ne rimasi affascinato. Lei non è poi venuta al Carcano ma qualche tempo dopo ci siamo rivisti ed è nata una grande amicizia». Il rapporto che Alda Merini instaura con Co- lonnello e con altri intellettuali che le ronzano intorno è di «assoluta deferenza», racconta lo stesso Colonnello. «Ci chiamava i suoi discepoli ed eravamo ben felici di esserlo, poiché era una donna straordinaria, che aveva esorcizzato le sue sofferenze con la poesia. Mi chiamava a tutte le ore, fino a 15 volte al giorno, chiedendomi di scrivere ciò che dettava. Molti erano inediti che mi ha donato». In questo secondo libro di Colonnello, con la prefazione di Alessio Boni e una testimonianza del fratello di Alda, Ezio Merini, si parla del- l’eredità morale della poetessa e di quando nel 2009, poco prima di morire, Merini sfiorò il Nobel per la Letteratura. «Alda ci è andata vicinissima – chiosa Colonnello -. Aveva il beneplacito di intellettuali, in primis Dario Fo’, ma anche e soprattutto di gente normale. Alda amava parlare ai giovani, soprattutto di amore, e loro la ascoltavano con spasmodica attenzione, come tutti noi».