Nell’80% dei casi, le violenze sulle donne vengono compiute ogni giorno da parte di persone conosciute. Amici, mariti, fidanzati, familiari. A confermarlo sono i dati forniti dal Nucleo tutela donne e minori della polizia locale di Milano, che fanno riferimento agli ultimi 12 mesi. Il nucleo è composto da due ufficiali, 12 agenti donna e 9 uomini. Si occupa in particolare dei reati previsti dal cosiddetto ‘Codice Rosso’, legge a tutela delle donne e dei soggetti deboli entrata in vigore lo scorso anno.
I casi trattati dal nucleo milanese negli ultimi 12 mesi sono 345. Otto gli arresti, 21 le misure cautelari e 37 i collocamenti in strutture protette.
I reati di cui si occupa quotidianamente la task force riguardano in particolare i maltrattamenti in famiglia, le violenze sessuali, lo stalking e la pedo-pornografia. Ma anche i casi di riduzione in schiavitù e bullismo: per il 62% qui le vittime sono le donne e per il 38% si tratta di minori. Tra i dati più rilevanti forniti dagli investigatori, quelli che riguardano le origini dei maltrattamenti. Emerge infatti che nell’80% dei casi le violenze vengono compiute da persone conosciute. E in questo senso, i mesi del lockdown sono stati i peggiori per le donne vittime di violenza domestica, che si sono trovate strette tra le quattro mura con il proprio carnefice. È il caso ad esempio di una donna di nazionalità cinese, di 56 anni, maltrattata dal compagno 38enne di origini tunisine.
Il nucleo ha indagato anche su un uomo di 30 anni che ad aprile, e quindi sempre in pieno lockdown, è stato de- nunciato per violenze nei confronti della sua convivente. «La donna, vittima di maltrattamenti, era scappata in strada con la scusa di buttare la spazzatura, per sottrarsi alle continue vessazioni del marito. Presa in carico dal Nucleo della polizia locale, è stata messa in sicurezza insieme ai due figli minorenni, in collaborazione con il tribunale ordinario e il tribunale dei minori», hanno spiegato gli investigatori.
Tra gli interventi seguiti dal nucleo durante il lock-down, anche uno che riguardava una minore, violentata anni prima da un amico di famiglia, riconosciuto a distanza di tempo, e individuato grazie alle indagini sui social degli agenti. «Una giovane ragazza denunciava di essere stata violentata, ma di conoscere solo lo pseudonimo social dell’uomo che aveva abusato di lei. Dall’analisi del profilo Facebook della quattordicenne è stato possibile risalire al nickname della persona segnalata e accertare che tra gli amici di lui vi fosse la madre della ragazza – hanno sottolineato gli agenti -. Nel corso dell’audizione protetta, la minore ha confermato di essere stata vittima di abusi sessuali da parte di un conoscente della famiglia, riferendo di tre episodi avvenuti in momenti diversi, nel periodo in cui frequentava la scuola primaria, durante il quale l’uomo era stato delegato dai genitori ad andare a prendere la bambina all’uscita». Attualmente l’uomo è sot- toposto alla misura cautelare in carcere, in attesa di giudizio.