Novità per la ricerca scientifica in arrivo dall‘Ospedale San Raffaele di Milano. I risultati, pubblicati sulla rivista Cell Reports Medicine, hanno dimostrato che è possibile riconoscere in anticipo la sclerosi multipla grazie all’intelligenza artificiale.
I dati sono stati elaborati a partire dall’analisi di un campione di sangue con tecniche di genomica avanzate. «È la prima volta che algoritmi di intelligenza artificiale vengono applicati su questo genere di dati e potrebbero avere ricadute cliniche importanti – affermano dall’ospedale –. Una diagnosi efficace e precoce potrebbe avviare rapidamente i pazienti al trattamento adeguato».
Il gruppo di ricercatori è stato coordinato da Cinthia Farina, responsabile del laboratorio di Immunobiologia dei Disordini Neurologici. Una diagnosi precoce della Sclerosi è fondamentale per agire sulla malattia. E i ricercatori del San Raffaele hanno mostrato per la prima volta come nel sangue ci siano sufficienti informazioni per classificare questa malattia neurologica.
«Si è sempre dato per scontato che il sangue fosse ‘uguale’ in tutti i pazienti con SM, ma analizzando i dati provenienti da soggetti affetti dalle diverse forme della malattia, ci siamo accorti che non è così», spiega Farina.
Lo studio è durato anni e comprende i dati di oltre 300 individui. Gli scienziati hanno prima dovuto collezionare campioni di sangue provenienti da pazienti che includono l’intero spettro delle varie forme della malattia e che ancora non avevano iniziato i trattamenti (che avrebbero altrimenti alterato i risultati). Come gruppo di controllo sono stati utilizzati dati provenienti da soggetti sani o da pazienti con altre patologie neurologiche.
Poiché la SM è una malattia autoimmune causata da una reazione anomala delle difese immunitarie, i ricercatori hanno analizzato lo stato di attivazione delle cellule mononucleate del sangue periferico, cellule immunitarie addette alla protezione del nostro organismo, grazie alla trascrittomica, una tecnica che identifica quali geni sono accesi o meno all’interno delle cellule. L’obiettivo è riuscire a identificare il profilo clinico di malattia e il suo probabile decorso, a partire dallo stato del sistema immunitario.
«Per capire quali siano effettivamente i marcatori nel sangue più adatti a classificare questa patologia serviranno altri studi e bisognerà ulteriormente affinare e allenare l’algoritmo. La cosa importante è aver dimostrato che è possibile ‘vedere’ quello che accade a livello immunologico nei pazienti a partire da un campione di sangue – precisa Cinthia Farina -. L’obiettivo finale è mettere a punto un sistema di diagnosi precoce ed efficace basato su questa tecnologia, e capire di più del ruolo del sistema immunitario nelle diverse forme di SM».