Qualche settimana fa, qui sul Gazzettino Metropolitano abbiamo pubblicato un’intervista doppia al primo cittadino di Sesto San Giovanni Roberto Di Stefano e all’ex vicesindaco Gianpaolo Caponi. Quest’ultimo aveva presentato un esposto all’Anac sulle modalità di assegnazione adottate dal Comune per la gestione della Casa albergo Don Mezzanotti.
In seguito, abbiamo ricevuto una lettera da Daniele Conti, presidente della Fondazione San Carlo Onlus: il precedente gestore della struttura. Pubblichiamo il testo della lettera.
«Caro Direttore, su Il Gazzettino Metropolitano del 25 giugno è stata pubblicata l’intervista doppia a sindaco ed ex vice sindaco sulla vicenda della Casa albergo di Sesto San Giovanni, nella quale viene chiamata in causa la Fondazione S. Carlo Onlus per la gestione passata del Don Sandro Mezzanotti.
Come già avvenuto in altre occasioni, il sindaco Di Stefano giustifica la decisione della sua amministrazione di affidare la gestione della struttura a un altro ente tentando di screditare il nostro operato. Ci corre, dunque, l’obbligo di ripristinare la verità dei fatti. Nel 1998, il Comune di Sesto San Giovanni concesse alla Fondazione San Carlo l’uso dell’immobile di via Fogagnolo 29 per la realizzazione di un centro accoglienza e alloggio, che ha ufficialmente preso avvio nello stesso anno alla presenza dell’allora Arcivescovo di Milano: il Cardinale Carlo Maria Martini.
La convenzione, della durata ventennale, prevedeva, tra le altre pattuizioni, che la Fondazione si obbligasse a ristrutturare l’immobile che a quel tempo si trovava in uno stato particolarmente degradato e si accollasse la fornitura degli arredi e attrezzature di cui si trovava sprovvisto, oltre a tutti gli oneri relativi alla gestione ricettiva.
Per onorare tali impegni la Fondazione ha investito sull’immobile nei 20 anni della sua gestione più di un milione e trecentomila euro, restituendo all’attuale amministrazione una struttura in ordine, come riconosciuto dallo stesso Comune al momento della riconsegna della struttura avvenuta lo scorso 18 dicembre 2018.
Invece, anche nell’ultima intervista pubblicata dal suo giornale, il sindaco si dimentica di ricordare le risorse investite dalla Fondazione e che consentono ora alla città di Sesto di avere un immobile a norma, mentre si sofferma sul canone annuo corrisposto all’amministrazione di natura evidentemente simbolica: un’omissione che falsa la realtà dei fatti e insinua dubbi che non possiamo tollerare.
Riguardo alle persone ospitate, ricordo che la convezione con il Comune obbligava la Fondazione ad accogliere lavoratori e studenti in difficoltà abitativa senza distinzione di religione, etnia o cittadinanza, e a mantenere a disposizione dell’amministrazione 8 posti letto. Tutte le famiglie e in generale le persone che sono state accolte erano in possesso dei requisiti previsti dalle normative statali, regionali e comunali tempo per tempo vigenti. Altre affermazioni su questo punto non sono per noi accettabili.
Infine, quanto alla questione del bando pubblicato dal Comune di Sesto per l’affidamento della struttura allo scadere della nostra gestione, il bando prevedeva, tra le altre condizioni, che l’assegnatario riconoscesse all’amministrazione un corrispettivo annuo a partire da 73mila euro oltre iva (base di gara) a fronte di una concessione della durata di soli tre anni, senza alcun diritto al rinnovo.
Dopo esserci confrontati anche con gli uffici comunali competenti, con dispiacere abbiamo deciso di non presentare alcuna offerta perché l’investimento richiesto era difficilmente sostenibile in un periodo così breve e lo abbiamo comunicato formalmente all’amministrazione nei primi giorni di ottobre 2018.
Ora apprendiamo che proprio la discrepanza tra le condizioni economiche indicate nell’appalto pubblico (alla base delle nostre decisioni) e quelle concesse dal Comune all’attuale gestore con una negoziazione privata è oggetto di indagine da parte dell’Autorità nazionale anti corruzione. Ci auguriamo che il sindaco possa chiarire come sono andate le cose ma lo invitiamo a non alimentare ulteriormente insinuazioni infondate e pretestuose sulla correttezza della gestione passata da parte del nostro ente».