Una nuova indagine del Laboratorio Sps Trend della Statale, con particolare attenzione alle differenze tra donne e uomini, ha acceso i riflettori su come l’emergenza sanitaria ha impattato sulla condizione femminile.
Secondo quanto emerge dalla ricerca: «La pandemia del Coronavirus ha colpito l’Italia con tempi e modi diversi – dichiarano dalla Statale -. L’impatto della crisi è stato diverso anche per uomini e donne. Dalle analisi che cominciano ad emergere a livello globale, sembra che gli effetti negativi della crisi si siano fatti sentire maggiormente sulle donne».
Lavoro, vita domestica e condizione psicologica: sono le donne a pagare il prezzo più alto dopo il lockdown. L’indagine è stata coordinata dal docente dell’Università Statale Cristiano Vezzoni e a cura del Sps Trend Lab, presso il dipartimento di Scienze Sociali e Politiche. Secondo i dati, anche in Italia le donne hanno subito maggiormenti gli effetti dell’emergenza sia nella sfera lavorativa che in quella familiare. Questo si riflette in un più accentuato disagio psicologico delle donne durante la crisi e in un loro atteggiamento più prudente rispetto all’adozione delle misure per il contrasto la pandemia.
Per le donne lavoratrici, in particolare, la crisi del Coronavirus ha portato grande incertezza. «Durante il lockdown – proseguono dall’Università degli Studi di Milano -, molti hanno smesso di uscire di casa per recarsi sul luogo di lavoro. Questo è avvenuto soprattutto per le lavoratrici: nelle prime fasi della crisi, circa l’80 per cento ha smesso di recarsi al lavoro. Gradualmente le attività sui posti di lavoro sono riprese. Tuttavia, la percentuale di donne che ha ripreso il lavoro abituale rimane più bassa di quella degli uomini: 70% contro 80 per cento». Le lavoratrici autonome sono le più colpite: la crisi ha evidenziato la loro posizione di accentuata vulnerabilità sul mercato del lavoro. Le lavoratrici autonome sono inoltre quelle che hanno percepito più forte il rischio di perdere il lavoro.
Quanto invece alla vita domestica, dalla Statale spiegano: «Non per tutti la forzata permanenza a casa durante il lockdown ha significato più tempo da dedicare alle attività ricreative. Per le donne, aumentano i carichi di lavoro domestico e, nel contempo, diminuisce la capacità di contribuire al reddito familiare. Se si considerano le persone che vivono in coppia, le donne, che già di norma si fanno carico della maggior parte dei compiti domestici, hanno aumentato il tempo dedicato al lavoro domestico e alla cura dei bambini, in modo molto più accentuato degli uomini. Paradossalmente, la percezione che la crisi abbia favorito una maggiore condivisione dei compiti domestici nella coppia è più frequente tra gli uomini che tra le donne».
Una situazione che di conseguenza si riflette sull’aspetto psicologico delle donne, secondo l’indagine. «Nel periodo della crisi, le donne sono sistematicamente meno felici degli uomini – dichiarano i ricercatori -. Le donne manifestano una condizione di maggiore vulnerabilità psicologica, associata a condizioni materiali, lavorative e familiari più sfavorevoli rispetto a quelle degli uomini. Accusano più frequentemente sintomi di depressione, nervosismo e solitudine. Queste condizioni migliorano con l’allontanarsi del picco della crisi».
Dalle donne, però, arriva anche una risposta più concreta all’emergenza: «Risultano essere più inclini degli uomini a conformarsi alle misure di contrasto alla diffusione del virus, come il distanziamento sociale e l’utilizzo della mascherina. Rispetto agli uomini, le donne sono inoltre più caute sul da farsi e in proporzione crescente chiedono al Governo di mantenere o intensificare le misure di contenimento del contagio».