Una lunga lettera, indirizzata a studenti e dipendenti della Statale di Milano: il rettore Elio Franzini ha così spiegato le mosse dell’Università degli Studi di Milano per la ripresa delle lezioni.
«Le varie ‘fasi’ di questa tragedia collettiva – ha dichiarato il rettore della Statale Elio Franzini -, umana e sociale, purtroppo si susseguono, in un clima di incertezza che certo non dipende dalla volontà dei singoli e delle istituzioni».
Secondo i dati annunciati dal rettore, in un recente sondaggio sulla didattica on line, a cui hanno risposto quasi 18mila studenti, l’85 per cento si è dichiarato soddisfatto o molto soddisfatto di quanto l’Ateneo milanese ha erogato nel momento dell’emergenza. «Tuttavia – aggiunge Franzini -, nei commenti liberi, le parole che più ricorrevano, a sottolineare ciò che era mancato, erano contatto, condivisione, relazione, a ribadire quel che nelle scorse settimane non ci siamo mai stancati di ripetere: non siamo un’università telematica e mai lo saremo. L’idea stessa di Università implica la presenza, il dialogo, la frequenza, la pratica della ricerca scientifica, l’apertura e gli scambi internazionali».
Da qui le strategie per programmare il futuro delle univesità: «Ora, all’interno di uno scenario per molti versi ancora incontrollabile, che vede tutte le università italiane in seria difficoltà strategica proprio per l’impossibilità di previsioni certe, e in un quadro dove il rallentamento della pandemia non è la sua definitiva sconfitta, è venuto il momento di progettare il futuro. L’ansia e la stanchezza, che ci sono accanto da mesi, non sono compagne con cui è facile convivere. Eppure, non dobbiamo cedere ai pericoli che nascondono. Voglio dunque assicurare a tutta la nostra comunità accademica che non ci siamo mai fermati e, a maggior ragione, non siamo fermi proprio ora: pur con tutte le difficoltà che ho elencato, e che sono a voi tutti note, stiamo guardando avanti, a iniziare dalla didattica del primo semestre del prossimo anno accademico, nel rispetto ovvio dei vincoli che impone la pubblica salute».
Franzini ha più volte sottolineato come le università lombarde sono state le prime ad adottare la didattica a distanza quando i casi di Covid-19 erano ancora limitati. «Abbiamo svolto sino ad ora decine di migliaia di ore di lezione, tesi ed esami on line. Così come siamo pronti a far proseguire le attività a distanza, perché tutti i nostri studenti presenti e futuri, ovunque si trovino, possano seguire le lezioni senza vincoli di nessun tipo, ci stiamo anche attrezzando alla possibilità di incontri in presenza o comunque in ambienti, reali o virtuali, dove sia possibile la condivisione. Essere duttili, in un momento di così grande incertezza e pronti ad adattarsi al contesto in continuo divenire, è un dovere progettuale, non un segno di indecisione».
Infine, il rettore ha concluso il suo messaggio a studenti e dipendenti dell’Università degli Studi di Milano con una chiara presa di posizione: «Il progetto per la ripartenza graduale non può essere imposto dall’alto: ci stiamo confrontando con i direttori di dipartimento che in questo momento, più che mai, sono chiamati a svolgere un ruolo di governo responsabile nella comunità accademica e con i comitati di direzione, anche per cercare di adattare un modello generale alle specifiche realtà formative, senza imposizioni, improponibili in un ateneo multidisciplinare come il nostro. Ogni area formativa sarà affiancata da persone in grado di aiutare a risolvere tutti i problemi organizzativi e gestionali connessi alle esigenze di una didattica innovativa. Non dobbiamo e non vogliamo dimenticare la ricerca scientifica e le attività di terza missione: sono senz’altro i campi che più hanno sofferto in questi mesi, ma restano finalità imprescindibili per il nostro ateneo, e costituiscono l’orizzonte di quell’impulso innovativo che abita in noi e nel territorio che ci ospita, i motori di una ripresa in cui vogliamo essere protagonisti. Per tale motivo, per non interrompere una necessaria e progressiva ripartenza, solo il rispetto della sicurezza, nei laboratori scientifici e didattici e nelle biblioteche, è e sarà garanzia che si possano, passo dopo passo, riprendere attività che atteggiamenti imprudenti potrebbero compromettere proprio nel difficile e delicato momento della loro riprogettazione e del loro riavvio».
Franzini ha concluso: «Dobbiamo essere consapevoli che il ‘dopo’, che costruiremo insieme con intelligenza e buon senso, e che non comparirà improvvisamente come un miracolo, imporrà a noi tutti, ancora per molto tempo, comportamenti e abitudini diverse. Sarà importante, in ogni caso, mantenere forte un’idea di università, che non vuole “vendere merce”, bensì formare alla scienza come vocazione e come destino».