Distanziamento sociale, Comunione a blocchi e un massimo di duecento ingressi. Queste e altre misure hanno permesso di tornare a celebrare la messa domenicale con i fedeli.
C’era anche il Gazzettino Metropolitano tra i volontari che tra sabato 23 e domenica 24 maggio hanno dato una mano al regolare svolgimento delle celebrazioni.
È grazie al contributo di queste persone che la chiesa di Sant’Ambrogio a Cinisello Balsamo, così come tante altre parrocchie in tutto il Nordmilano, ha potuto celebrare le prime funzioni domenicali con i fedeli in totale sicurezza.
Attenzione, però, bisogna partite da una premessa: l’amministrazione comunale aveva chiesto se la parrocchia necessitava di qualche tipo di aiuto, con il supporto di polizia locale e della protezione civile. Ma l’idea della Chiesa è quella di una comunità che aiuta la comunità. Da qui il desiderio, prima di fare affidamento sulle forze dell’ordine, di cercare qualche fedele disposto a metetrsi in gioco a titolo gratuito per gli altri. E nella parrocchia del centro di Cinisello Balsamo, al momento, hanno raccolto la richiesta quasi 50 persone, che divisi in cinque turni diversi hanno coperto tutte le funzioni eucaristiche con il popolo.
È bene ricordare che in Italia ognuno è libero di scegliere quale religione professare. La Fede non è un obbligo, ma rispettare quella degli altri sì. Così come è doverso rispettare il lavoro e l’organizzazione messa in piedi in poche settimane dai sacerdoti per garantire il ritorno alle celebrazioni, minimizzando i rischi.
Ingressi contingentati, sedie (e nessuna panca) distanziate di almeno un metro e mezzo, percorsi prestabiliti in entrata e in uscita e (soprattutto) rigida sanificazione da parte dei volontari stessi al termine di ogni singola messa. Ma il Covid ha profondamente modificato anche il rito liturgico. Niente scambio della pace, offerte per la parrocchia solo in uscita e la Comunione seguendo un tragitto pianificato nei minimi dettagli. Il tutto sotto l’occhio vigile dei volontari, che al raggiungimento delle 200 persone all’interno della chiesa devono purtroppo lasciare i fedeli all’esterno, invitandoli a seguire la celebrazione su YouTube o a ripresentarsi per la funzione successiva (in largo anticipo). Questa scelta non è frutto di ‘cattiveria’, ma per rispettare gli accordi raggiunti tra la Cei e il Governo.
In questo primo fine settimana, almeno per il momento, non si è ancora reso necessario lasciare i fedeli fuori dalla celebrazione religiosa. Questo perché il Coronavirus ha cambiato profondamente la nostra socialità, anche se si parla di Religione.
E il risultato si vede nei numeri. Basti pensare, infatti, che solitamente la messa delle 11.30 della domenica è frequentata da oltre 500 persone. Non è un’invezione questa cifra: regolarmente la chiesa di Sant’Ambrogio può contenere proprio fino a 500 posti a sedere, tra le panche e le sedie. Considerando il consueto affollamento, molte persone sono costrette a seguire la celebrazione anche in piedi, negli angoli della chiesa.
Oggi invece, domenica 24 maggio, alle 11.30 erano tanti i posti liberi prima di raggiungere il tetto massimo di 200. Segno che, almeno per il primo fine settimana, la gente ha usato molta prudenza prima di recarsi in un luogo frequentato. Un dato comunque positivo nel suo complesso, perché è con questo tipo di comportamenti che il virus verrà definitivamente debellato.
Quanto invece al servizio di volontariato svolto dal nostro redattore del Gazzettino Metropolitano, chi vi scrive non può che ritenersi estremamente felice dell’esperienza fatta. Tanto stanco quanto felice, per essere precisi.
Perché far applicare alla lettera un rigido protocollo non è semplice, ma è sicuramente necessario. E dopo mesi passati dietro a un pc a raccontarvi come il Nordmilano stava cercando di reagire all’emergenza sanitaria, anche in noi giornalisti è scaturito il desiderio di metterci in gioco e diventare parte attiva. In pieno spirito di comunità, come quello che era richiesto proprio dalla chiesa cinisellese.
E la fatica è stata ripagata dalla felicità della gente. Un «Che bello rivederti» pronunciato a mesi dall’ultima volta, un «grazie» per le indicazioni date e un «ci vediamo la settimana prossima» detto da perfetti sconosciuti. Perché l’articolo oggi è stato scritto per dovere di informazione, ma la settimana prossima saremo ancora tra i volontari a proseguire questo impegno che ci siamo presi. Non è stato possibile vedere il sorriso sotto la mascherina di tante persone, ma è stato bellissimo immaginarlo.
Ed è con questo sorriso mascherato, a distanza di un metro e mezzo, che si sconfiggerà la paura di quello che ci circonda. In un graduale, ma doveroso, ritorno alla normalità. Che passa anche dalla Fede, che siate credenti o meno.