L’arcivescovo Delpini ricorda don Diego Pirovano: «Una ferita per tutto il Presbiterio diocesano»

L’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, attraverso un lungo messaggio ha voluto ricordare don Diego Pirovano, il sacerdote che una settimana fa si è tolto la vita a Cologno Monzese.

«Più che una scelta si è trattato di un arrendersi al gorgo irresistibile? Nessuno può dirlo. Il Signore lo sa – ha scritto l’arcivescovo Delpini -. La sua storia personale e familiare, segnata da eventi drammatici, la morte della mamma, questi giorni di isolamento e di trepidazione per l’epidemia, possono aver contribuito alla decisione, che resta inspiegabile e sconcertante. Non mi sembra rispettoso indagare con curiosità morbosa, nell’intimità, per altro insondabile, di un confratello che abbiamo apprezzato per le sue qualità e per il suo ministero».

Delpini ha poi ricordato i passi mossi da don Diego Pirovano all’interno della Diocesi di Milano: «Ha incontrato molte persone ferite, nel servizio in Tribunale, nella responsabilità dell’Ufficio per i fedeli separati, nei viaggi a Lourdes con gli ammalati. Ha dato testimonianza di sensibilità e di delicatezza, ha offerto la sua prossimità con volto sorridente e parole sapienti. Le persone che l’hanno avuto vicino intercedono per lui».

Il gesto di don Diego ha scosso un’interà comunità, quella della parrocchia dei Santi Marco e Gregorio di Cologno Monzese, ma non solo. Il sacerdote è stato conosciuto da molti: per il servizio in parrocchia, per gli studi romani, per il servizio in tribunale e nell’Ufficio per i fedeli separati, per i suo ruolo di segretario del Consiglio Presbiterale Diocesano.

«La morte di don Diego, questa morte, è una ferita per tutto il Presbiterio diocesano, già segnato dalla scomparsa di molti confratelli in questo tempo di pandemia – prosegue Delpini -. Devo ringraziare il Presbiterio di Cologno Monzese, parrocchia Santi Marco e Gregorio, e altri preti amici per le premure che hanno avuto in questi giorni per don Diego: si sono accorti di una situazione di turbamento, di angoscia e se ne sono fatti carico. Ma chi poteva immaginare questo esito? Quali parole possiamo dire? Quali riflessioni condividere? Più che dare risposte viene spontaneo dubitare di noi stessi, della nostra capacità di attenzione e di custodia dei fratelli. Ma è giusto questo dubbio? È fondato questo senso di colpa? Io non so dire altro: preghiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri, impariamo a chiedere aiuto quando siamo nella prova, affidiamo don Diego alla misericordia di Dio».