Sono ricoverati 10 pazienti covid nella terapia intensiva dell‘Ospedale in Fiera Milano, costruito in tempo record nel Portello. La struttura inizialmente prevedeva 400 posti letto e per realizzarla si sono spesi 21 milioni di euro provenienti da donazioni private. Attualmente invece sono disponibili 53 posti, che potranno aumentare fino a 200 nelle prossime settimane.
Una realtà differente rispetto all’iniziale previsione. A spiegarne le motivazioni è Nino Stocchetti, primario di Rianimazione del Policlinico di Milano Fiera.
«Dieci pazienti sembrano pochi, ma ciò richiede un ragionamento – dichiara Stocchetti -. Tutti auspicheremmo di non dover ricoverare più nessuno. Questo ospedale è stato costruito nella previsione che le cose non stiano risolvendosi e per essere pronti ad affrontarle, nel caso gli eventi dovessero diventare ancora più imponenti e travolgenti».
Il professore ha poi affrontato il tema delle terapie intensive lombarde. «I dati dicono che finalmente escono più pazienti migliorati dalle terapie intensive di quanti debbano essere ricoverati. Ma fino a pochi giorni fa la situazione era diversa. Quindi la filosofia generale è ‘prepariamoci, restiamo pronti e più saremo in grado di rispondere alle necessità, meglio sarà per la città’».
Sul personale, un altro punto che si era rivelato lacunoso, Stocchetti ha detto «non abbiamo il potere di moltiplicarlo ma tanti specialisti si stanno prodigando. Fino a ora potevamo ospitare un massimo di 12 pazienti in terapie intensiva; e adesso saremo in grado di aprire anche un altro modulo, un settore di terapia intensiva per arrivare a 18 i posti letto completamente ‘staffati’ dal personale. Per poi pian piano riuscire a offrire più posti».
Sulla strumentazione, e sugli iniziali problemi con i ventilatori, il professore ha affermato che «lo sforzo è stato immenso, abbiamo procurato respiratori provenienti da tutto il mondo. Ora abbiamo una strumentazione essenziale per i primi 53 letti ed è in aumento».