Tampone per tutti, tampone per pochi. Ampliare o restringere. Uno dei temi più dibattuti di questo periodo di emergenza Coronavirus è proprio quello di chi necessita degli esami per verificare la positività alla malattia. Ma si parla anche dell’esistenza di test alternativi, diversi dal tampone e molto più accessibili, che permetterebbero di conoscere i risultati in tempi brevi.
«Esistono due tipi di test rapidi – ha spiegato il professor Fausto Baldanti del Policlinico San Matteo di Pavia, che è intervenuto durante la conferenza di aggiornamento sul Coronavirus, insieme all’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera -. Ci sono quelli molecolari, che identificano il virus e risultano positivi in una fase molto vicina a quella sintomatologica. Verso la convalescenza però tendono a negativizzarsi, anche se il paziente potrebbe essere ancora positivo, e quindi contagiare altre persone».
Un altra tipologia è rappresentata invece dal test sierologico. «Si tratta sempre di test rapidi, i risultati si ottengono in mezz’ora, attraverso goccioline di sangue. Identificano gli anticorpi e le reazioni che ha l’organismo nei confronti del virus. Ma se io mi infetto oggi, comincerò a produrre anticorpi tra 7-10 giorni. In questo lasso di tempo però, sono contagioso anche se il test non lo registra. Questi esami hanno un valore molto importante nella definizione della circolazione del virus sul territorio, ma non è detto che possano essere utilizzati per la diagnostica».
Secondo quanto riferito dall’esperto quindi, i test rapidi pur avendo una valenza non aiutano a contenere i contagi e non risultano quindi attendibili come i tamponi.