Questo non è un articolo di cronaca. Sulla cronaca ci siamo già soffermati diffusamente, raccontandovi i casi e gli allarmi dal Nordmilano. In particolare nelle ultime ore, vi stiamo riportando notizie sicuramente poco confortanti sull’emergenza Coronavirus. Ma qui vogliamo approfondirne l’aspetto sociale.
Il Covid19 ha bloccato tutta la Lombardia. Cinema, università, palestre e teatri chiusi. E soprattutto scuole e università, che rimarranno chiuse fino a metà marzo a livello nazionale. Tante le restrizioni per gli esercizi commerciali. I musei hanno appena riaperto i battenti, ma con ingressi contingentati. Anche la nostra redazione ha dovuto bloccare la scorsa edizione cartacea, per evitare la distribuzione hand to hand del giornale. Ma, oltre agli oltre 2mila tamponi positivi in Lombardia, è stata soprattutto la paura a imperversare, nelle ultime due settimane. In questi giorni abbiamo assistito a situazioni pressoché surreali. Scene di panico e da apocalisse, scaffali dei supermercati svuotati in poche ore, risse sfiorate sui mezzi pubblici per un principio di starnuto, e ovviamente mascherine mal indossate ma sempre presenti. E allora ecco che, rispolverando il nostro bagaglio culturale, ci ricordiamo che quelle scene le abbiamo già viste. Come in un déjà-vu. Le conosciamo già, perché sono le pietre miliari della nostra letteratura. Manzoni ci ha raccontato di una Milano bloccata e dilaniata da un morbo all’epoca incurabile – la peste – e ci ha narrato dei malati trattati come reietti della società.
Prima ancora, degli effetti della peste e di come trovarvi rifugio ne aveva parlato Boccaccio. Peccato che della malattia raccontata nel ‘Decameron’, quella della primavera del 1348, si sapeva pochissimo. Si credeva che la trasmissione avvenisse a causa dell’umidità climatica e l’idea del contagio era sconosciuta alla medicina galenica.
Oggi sembriamo essere tornati a brancolare nel buio, disorientati. E allora svuotiamo supermercati e indossiamo mascherine malamente, ma lasciamo indietro i più fragili. Un appello è stato lanciato perfino da Ivan Nissoli, presidente del Ciessevi Milano che, temendo le ripercussioni e i rischi sociali del coronavirus, ha chiesto ai volontari e ai cittadini di non fermarsi.
E qui sotto leggiamo le lettere e le storie di chi dal Nordmilano non si è fermato. Chi ha festeggiato il carnevale, dovendo rinunciare alla tradizionale sfilata ma non al gusto di travestirsi in famiglia. Chi, partito da Sesto, si è presentato al cospetto del Papa e del presidente della Repubblica, sfidando il Coronavirus per rallegrare un nuovo amico. Chi (lo vediamo a pagina 6) utilizza mezzi moderni per far rivivere i classici e, pur di non interrompere la didattica, si mette in gioco con lo streaming. E poi c’è chi fa notare come le frequenti rassicurazioni del governo, rispetto al fatto che siano più che altro gli anziani a doversi preoccupare, tanto come rassicurazioni in realtà non suonino, alle orecchie degli over 65.
Che, per inciso, rappresentano oltre il 22 per cento della popolazione italiana. Così qui proviamo a dare spazio a chi, sul nostro territorio, non si è mai fermato. Al Nordmilano che va avanti, ma senza lasciare indietro. Per non doverci guardare alle spalle un giorno e chiederci che cosa ne era dell’amore, ai tempi del Corona.
Il Carnevale in casa
«Siamo una famiglia di Bresso e quest’anno non sapevamo come festeggiare il Carnevale. Abbiamo due bambini e non volevamo fargli perdere questa bella opportunità che aspettavano con ansia. Abbiamo deciso di rimanere in casa ma abbiamo organizzato un party tra noi, con musica e film. Ci siamo travestiti dai protagonisti di ‘Guerre Stellari’: bimbi felicissimi e genitori di più».
L’incontro con il Papa e Mattarella
«Gent.ma redazione del Gazzettino. Mi chiamo Salvatore Romano, coordinatore infermieristico dell’ospedale città di Sesto San Giovanni insignito Cavaliere della Repubblica il 27 dicembre 2018. Durante il festival di Sanremo 2020 ho conosciuto Paolo Palumbo di anni 21 malato di sla, mi ha colpito tanto la sua forza ed energia che emana a tutti, mi sono avvicinato e ho avuto l’onore di parlare con lui tramite un dispositivo vocale e mi ha detto di avere nel cuore 4 desideri tra cui incontrare il Santo Padre e il Presidente della Repubblica. Mi sono dato da fare subito e mercoledì 26 febbraio 2020 nonostante il momento delicato ho accompagnato la mattina Paolo Palumbo dal Santo Padre e la sera dal Presidente della Repubblica. Sono rientrato a Sesto con una grande gioia e un ricordo che rimarrà indelebile nel mio cuore».