‘Due cose assolutamente opposte ci condizionano ugualmente: l’abitudine e la novità’ diceva lo scrittore francese Jean de La Bruyère nel 1650.
Quasi 400 anni dopo, una tendenza sta prendendo sempre più piede: trasformare il vecchio (l’abitudine) in nuovo (la novità). Questa tendenza è riscontrabile anche nelle abitazioni, nei mobili in particolare: «I prodotti di una volta – spiega la restauratrice Laura Russo – sono fatti con materiali di qualità che durano nel tempo. Attraverso un rinnovo è possibile mantenere la qualità, ma in chiave più moderna». Come? Attraverso colori più vivi, andando a lavorare su quello che esisteva originalmente. «I classici mobili della nonna – continua Russo -, vengono così rivisitati».
E i costi non sono affatto eccessivi per ridare vita a un mobile che ha già visto diverse primavere: «I trattamenti vengono effettuati con delle vernici gessose molto povere, non con le laccature classiche del restauro». Trattamenti, rigorosamente, amici dell’ambiente: «Il rinnovo è completamente ecosostenibile. Creare cose nuove contribuisce a creare inquinamento. Rinnovare significa invece riciclare, utilizzando materiali che non inquinano».
C’è una sottile ma importante differenza tra un ‘rinnovo’ e un ‘restauro’. Al di là dei costi che portano il secondo a essere meno economico del primo, il tipo di lavoro che si va a effettuare su un mobile per donargli nuova vita è completamente diverso. Nel caso di un restauro, infatti, si tende a recuperare ciò che c’era originalmente alla base, anche se rovinato. «Su una cornice scrostata, per esempio, cerco di fare un restauro consolidativo e riportarlo allo splendore originario», spiega Laura Russo.
Diverso, invece, è l’approccio di un rinnovo di un mobile. In questo secondo caso, si va a lavorare sopra quello che c’era prima, senza dar peso alla forma originale. «Nel restauro – conclude Russo – ci sono tante regole da mantenere. Una cosa antica non posso andare a rinnovarla, perché devo obbligatoriamente andare a preservare i sapori e i segni del tempo».