Il nostro Termometro in questo numero ci porta a fare una riflessione sulla crisi Alitalia ed ex Ilva, entrambe con lo stesso comune denominatore: rischio bomba sociale. Una storia vecchia, fatta di errori da una parte all’altra.
Una, quella aerea con perdite di oltre 700mila euro al giorno, l’altra, siderurgica con circa 2 milioni al giorno. In ballo un totale di 27mila occupati, compresi quelli dell’indotto. Una bomba sociale che se dovesse esplodere presenterebbe all’Italia un conto da 24 miliardi di euro. ArcelorMittal con proprietà privata, Alitalia con fondi pubblici, i cosiddetti ‘ponte prestito’, decidete voi.
Una domanda però dobbiamo farcela: ma oltre ai proprietari e ai vari direttori generali, possibile che nessun altro all’interno delle due grosse aziende sapesse dei conti in rosso che di mese in mese aumentavano? Perché non ci si è mossi in tempo per risanare il buco economico a Roma e intervenire nella bonifica e migliorie a Taranto? Chi si è girato dall’altra parte, aspettando l’intervento economico di Pantalone e un ‘tira a campare’?
È chiaro che le due vicende sono diverse, quella siderurgica ha visto negli anni cambi di proprietà come Italsider, controllata dall’Iri ex ente pubblico italiano, poi venduta all’Ilva della famiglia Riva e infine passata al gruppo franco-indiano ArcelorMittal. Diversa invece la storia di Alitalia.
Ma una riflessione sulle responsabilità di tutto questo però va fatta per entrambe e la devono fare: politici, sindacati, giornalisti e gli stessi lavoratori.
L’editoriale del Gazzettino Metropolitano è a cura del direttore Marco Fabriani