Ha sessant’anni ed è ambientalista da più di 40. Da quando aveva 17 anni e ha assistito a una delle catastrofi ambientali più gravi di sempre, il disastro del Seveso. Il 10 luglio 1976 un incidente nell’azienda Icmesa di Meda causa la fuoriuscita e la dispersione di una nube di diossina, sostanza chimica tossica.
Da quel giorno, Marzio Marzorati, nato e cresciuto proprio a Seveso, non ha mai smesso di occuparsi di ambiente. Prima da volontario e poi come libero professionista in Legambiente e per il consorzio del Parco Nord. E pochi giorni fa il coronamento di una lunga carriera: Marzorati è stato eletto presidente del Parco Nord.
«La mia sensibilità nasce dal fatto che lo sviluppo economico e produttivo debba corrispondere a un miglioramento della qualità di vita delle persone», sottolinea Marzorati, a cui abbiamo chiesto di raccontarci la sua visione del Parco e i progetti che intende portare avanti da oggi in poi.
Qual è il progetto più importante che ha ereditato dalla gestione di Roberto Cornelli?
«I progetti più importanti sono quelli legati alle attività culturali, con iniziative molto partecipate come il Festival della Biodiversità e i corsi per diventare Gev. Un’eredità importante è anche il metodo, che punta tutto sul lavoro di squadra, e il progetto di forestazione. Si tratta di una cura del verde non in ottica di parco pubblico ma come foresta urbana, che pulsa nel cuore delle grandi città. Questo è un modello che farà scuola».
Un obiettivo che non si è ancora raggiunto e vuole perseguire come presidente?
«Sono due: il primo è un’attenta gestione dei tecnici delle amministrazioni comunali che lavorano per il Parco. Una squadra motivata lavora meglio e richiama gli investimenti. Il secondo è che il Parco diventi un esempio di con- trasto ai cambiamenti cli- matici: il suolo libero è permeabile alle precipitazioni e ha un effetto sul microclima delle città, con riduzione delle temperature e delle isole di calore».
Una problematica urgente da risolvere?
«Bisogna impostare una gestione attenta del bilancio, che si trova in sofferenza come quello di tante amministrazioni comunali. Si devono utilizzare le risorse disponibili perché producano ulteriori finanziamenti, partecipando a bandi europei o a quelli di Fondazione Cariplo».
Considera il Parco Nord un luogo sicuro?
«La sicurezza è un obiettivo che bisogna porsi continuamente. In aree così estese e affacciate su città popolose è normale che si verifichino episodi sgradevoli. Devo riconoscere che c’è grande disponibilità delle forze dell’ordine e le Gev, con la loro funzione educativa, giocano un ruolo importante. Infine credo che la maggiore garanzia di sicurezza nei luoghi come il Parco provenga dalla partecipazione delle persone. Una presenza collettiva che rende il Parco vivo, più sicuro e meno pericoloso».
Noemi Tediosi