Antimafia, imparare come dirlo: la nostra intervista

Un ciclo di incontri per raccontare l’attività e le storie di chi combatte ogni giorno la criminalità organizzata. Si chiamano ‘Antimafia, la nuova Resistenza’ e sono gli appuntamenti organizzati dall’associazione Dire Fare Dare, in collaborazione con la scuola di formazione Antonio Caponnetto e l’associazione culturale Lapsus, che riunisce alcuni giovani storici del milanese.


Proprio uno dei fondatori di Lapsus, Zeno Gaiaschi, ci racconta l’obiettivo degli appuntamenti.

In cosa consiste la vostra collaborazione con Dire Fare Dare?
«Abbiamo tenuto due incontri con i ragazzi del laboratorio di teatro, che hanno fra i 14 e i 20 anni e abbiamo aiutato a impostare e promuovere gli appuntamenti serali».

Come si affronta l’argomento mafia in una prospettiva storica?
«Solitamente partiamo da un’analisi del presente, concentrandoci su come viene trattato l’argomento nel dibattito pubblico. Si parla di mafia senza spiegare cosa sia e si utilizza questo termine per parlare di diverse organizzazioni criminali o comportamenti errati da parte di politici o lobby. Così però si toglie complessità al fenomeno e si rende faticoso da comprendere. In Italia la mafia è composta dalla ‘ndrangheta, dalla camorra e da cosa nostra. La criminalità organizzata ha delle caratteristiche particolari e specifiche che vanno riconosciute per comprendere il fenomeno e poter fare qualcosa».

Cosa può fare quindi il singolo cittadino?
«Innanzitutto sapere di cosa si sta parlando. Sapere che non è sempre facile associare la mafia al male assoluto, perché è un fenomeno sistemico che prospera dove lo Stato ha delle lacune, offrendo alternative a lungo andare nocive. Parlando di antimafia,si danno spesso ai ragazzi esempi virtuosi ma molto distanti, come i magistrati Falcone e Borsellino. Noi cerchiamo di portare figure più accessibili e quotidiane, in cui i ragazzi si possano riconoscere. Anche per spiegare come funziona: al posto dei casi di maxi operazioni, tentiamo di porre l’accento sul fatto che la mafia c’è quando non si vede: dalla slot machine truccata nel bar sotto casa agli esercizi commerciali aperti con fini di riciclaggio».

In che senso l’antimafia può essere considerata come ‘la nuova Resistenza’?
«È un’espressione molto forte. Il fatto è che, se la delinquenza viene associata alla marginalità sociale, le mafie sono un centro di potere che richiede allo Stato e alla società un impegno costante per contrastarle. Inoltre, la mafia prospera grazie all’appoggio di persone conniventi e in alcuni territori può arrivare a minare a democrazia infiltrandosi nel sistema di voto o negli appalti».

Quali sono le principali attività delle cosche nel milanese?
«Qui si parla soprattutto di ‘ndrangheta e cosa nostra. Nei laboratori portiamo sempre casi di cronaca attuali. Spesso ci concentriamo sulle attività delle ecomafie, è un esempio perfetto di come la mafia offra un servizio, in questo caso (lo smaltimento dei rifiuti) a un imprenditore che non vuole pagare, danneggiando la comunità con la connivenza di una persona».

Noemi Tediosi