Daspo urbano a Milano, interviene Articolo Uno

È di qualche giorno fa la notizia dell’adozione da parte del Comune di Milano del daspo urbano, la misura già adottata a Sesto San Giovanni dalla giunta Di Stefano immediatamente dopo l’insediamento in Comune.

Sulla vicenda riguardante il capoluogo lombardo è intervenuto Articolo Uno di Sesto San Giovanni: «Rispondere alla domanda di sicurezza, indotta e ampliata dal clima di odio e sospetto coltivato  e diffuso dalla destra, con l’adeguamento anche da parte delle amministrazioni di centrosinistra di politiche inefficaci, di mera repressione (peraltro improduttive di risultati concreti) produce il solo effetto di moltiplicare la percezione di un diffusa insicurezza che non ha alcun riscontro nella realtà». Articolo Uno solleva quindi dubbi sulla scelta presa dalla sinistra milanese: in consiglio comunale, durante la votazione, non tutta la maggioranza ha votato contro. «Inseguire la destra su questo terreno può voler dire aprire una pericolosa strada di contrapposizione alle politiche fin qui seguite dall’amministrazione milanese. Si richiedano forze e strumenti per il controllo del territorio, si continui nella politica dell’ascolto e dell’intervento nelle situazioni critiche affinché le città vivano, affinché si sviluppi il senso di comunità».

Una forte presa di posizione, quindi, nei confronti del daspo urbano: «La sicurezza è una questione di democrazia – concludono da Articolo Uno -, di opposizione alle diseguaglianze, di costruzione di una società aperta che non può essere basata solo sulla repressione, che non può basarsi su attività che inesorabilmente divengono strumenti di discriminazione etnica e di censo. La creazione di zone particolari che devono essere precluse ad una parte della cittadinanza è un passo indietro rispetto ad una gestione del territorio che insieme alle doverose misure di sicurezza preveda e promuova la vivibilità e la condivisione degli spazi urbani. Adeguare su questo terreno Milano alle politiche delle nuove amministrazioni di destra dei Comuni della prima fascia metropolitana è un grave passo indietro».