Il delitto di Cogne, Meredith Kercher, Chiara Poggi, Melania Rea, Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, Roberta Ragusa, fermiamoci qui! Omicidi dal doppio tribunale, mediatico prima, giudiziario poi. Giornalisti, criminologi e spettatori da una parte, Pm, avvocati, periti e giudici dall’altra. Insomma, dagli studi televisivi alle aule dei tribunali. Altro che fiction, quando si entra in situazioni del genere con sospetti o giudizi da ergastolo. Qui non è più la cronaca, il racconto di un’udienza, ma qualcosa che va oltre: è lui o non è lui l’assassino? Processi televisivi con tanto di sentenze, almeno tra i telespettatori. Quando si supera il limite e si gioca con la pelle delle persone è sempre triste. I giudizi troppo veloci, fatti anche in base alle simpatie delle persone coinvolte nelle inchieste fanno perdere l’obiettività del giudizio. La cosiddetta gogna mediatica che rende colpevole o innocente l’indagato. Per non parlare, poi, se dietro al giallo vi è anche una figura di bella presenza, maschile o femminile che sia. Eccoci dunque arrivati allo show televisivo, pronto per essere servito, tra un commento e l’altro dell’ospite di turno in attesa del cosiddetto, ‘non andate via perché al ritorno dalla pubblicità un colpo di scena’.
Editoriale