Elezioni finite, tempo di bilanci. Il prossimo consiglio comunale vedrà l’assenza del Movimento 5 Stelle, che dopo 5 anni tra i banchi dell’opposizione ha preferito non presentarsi al voto. Una scelta logistica, per poter rifondare il gruppo, ma che di fatto non escluderà i grillini dalla vita politica cusanese: «Quale sarà il nostro ruolo? Fare il Movimento 5 Stelle. Monitoreremo la vita amministrativa e politica del Comune, intervenendo dove vedremo dei problemi, proponendo soluzioni. Osserveremo e parleremo con la gente di Cusano – ha dichiarato Marco Fais, ex consigliere comunale -. Non cambierà nulla: l’esperienza seria in Comune ci è servita, quindi penso che anche al di fuori del consiglio saremo in grado di fare bene».
Quanto alla vittoria di Valeria Lesma al primo turno, l’ormai ex consigliere comunale pentastellato dichiara: «Avevamo previsto lo scenario che si è palesato. Non pensavamo però che la Lega, probabilmente anche per il risultato delle europee, aumentasse il suo gradimento a Cusano Milanino del 20 per cento rispetto a cinque anni fa. Non mi auguravo la vittoria né di uno né dell’altro, ma tendenzialmente pensavo che fosse scontato perché l’amministrazione uscente ha messo d’accordo l’intera popolazione: erano tutti scontenti». Il consiglio comunale per i prossimi 5 anni sarà formato esclusivamente da forze politiche di centrodestra e centrosinistra: «È un vero peccato – confessa Fais – perché una terza rappresentatività in consiglio comunale fa bene, come ha detto la nostra presenza».
Anche per il Movimento 5 Stelle è già tempo di guardare al futuro: «La priorità assoluta che il nuovo sindaco si deve dare è quella di sistemare le scuole pubbliche di Cusano Milanino. È per distacco il primo punto su cui mi muoverei: sono 15 anni che se ne parla, ma poi nessuno ha mai agito realmente sulla manutenzione e sul restauro delle strutture, che sono in una situazione disastrosa. Poi passerei alle manutenzioni ordinarie di strade e marciapiedi. Viale dei Fiori vive un serio disagio. Ma la priorità rimangono proprio le scuole».
di Nicolò Gelao