Sesto pioniera con Avo. Oggi brilla Il Sorriso nel Cuore
Regalano sorrisi ai pazienti degli ospedali, specialmente a quelli più piccoli. Con nasi rossi, palloncini, filastrocche, musica e piccole sorprese. I volontari che operano nei nosocomi del territorio offrono un importante valore aggiunto alla sanità, portando nei corridoi un po’ di sollievo e di colore.
Tante le realtà e le associazioni che si sono consolidate nel milanese e a Sesto San Giovanni. C’è l’Avo (Associazione volontari ospedalieri), fondata a Milano nel 1975 da Erminio Longhini, che conta oggi 227 sedi in 16 regioni e oltre 25mila volontari.
Poi l’Abio, che si occupa dei bambini di oltre 200 reparti di pediatria in tutta Italia; la Onlus Soccorso Clown, presente soprattutto a Roma e al Policlinico di Milano, che vede i suoi clown occupare allegramente le corsie dei reparti; l’associazione di donatori di organi Aido; quella di lotta all’Aids, Ala e il fiore all’occhiello sestese, l’associazione Il Sorriso nel Cuore. Fondata nel 2007 dal medico oncologo dell’Ospedale di Sesto, Miriam Pacetti, l’associazione conta ora 45 volontari. «Abbiamo deciso di muoverci ‘un progetto per volta’ – racconta la dottoressa Pacetti, che è anche presidente del Sorriso nel Cuore -. In circa 10 anni di attività siamo riusciti a realizzare quasi un progetto all’anno».
Uno dei più significativi è sicuramente quello della creazione e mantenimento dell’Hospice all’Ospedale Bassini, ma i malati e le loro famiglie non dimenticano il restyling del reparto di oncologia dell’Ospedale di Sesto. «Abbiamo cambiato tutte le poltrone con nuove sedute multifunzione, sostenuto economicamente un oncologo e una figura amministrativa per 2 anni e infine aperto un centro di estetica riabilitativa per pazienti in chemioterapia», aggiunge la dottoressa.
«Quando notiamo mancanze, invece di reagire lamentandoci cerchiamo di essere pratici e dare il nostro esempio migliore per cambiare le cose».
L’obiettivo del Sorriso per i prossimi anni? «Ci piacerebbe creare uno sportello informativo al Bassini, dove tutte le associazioni di volontariato ospedaliero possano a turno accogliere l’utenza e spiegare i propri servizi», conclude Pacetti.
Avo nasce da un’intuizione del dottor Longhini. Da primario di Sesto a precursore del volontariato
«Un lamento, proveniente da un letto di corsia dell’ospedale del Policlinico di Milano, aveva attirato l’attenzione di un medico che stava attraversando un reparto. Era un pomeriggio dell’estate del 1975 e il professor Erminio Longhini, primario dell’Ospedale di Sesto San Giovanni, si avvicinò al letto in cui giaceva una donna, che con un flebile ma insistente gemito continuava a chiedere un qualcosa di tanto semplice quanto indispensabile: un bicchiere d’acqua».
Questo è l’inizio della storia che ha portato il dottor Longhini e alcuni sodalizi a fondare l’associazione di volontariato più conosciuta d’Italia, Avo. La storia di quel pomeriggio d’estate del 1975 continua così: «Il professore vide che nessuno si era avvicinato per accogliere la sua richiesta. Quando il medico domandò all’inserviente come mai non si preoccupasse di portare un po’ d’acqua alla signora, la risposta fu: ’Non tocca a me’. Questa affermazione fece a lungo riflettere il professore e la sera stessa ne volle parlare a un gruppo di amici, che proprio in quel periodo si cercavano di dar vita a ‘qualcosa’ che portasse solidarietà, aiuto materiale e sostegno morale a chi si trovasse nel bisogno. Questo si concretizzò nella risposta a quella domanda: toccava a loro creare un’associazione che si sarebbe occupata di altre persone».
Oggi l’Avo di Sesto conta ancora centinaia di volontari, presenti in Ospedale e alla Fondazione La Pelucca. Ogni settimana, durante il loro turno, spendono qualche ora di tempo nel portare calore umano al paziente ed evitare che venga afflitto dalla più tragica delle malattia: la solitudine.
Portare sul palco le
‘Storie che curano’
In scena ci saranno le pazienti dell’Ospedale di Sesto «Durante la malattia, si ha tanta vita da raccontare»
Un progetto teatrale nato da donne che si sono ricostruite una vita dopo che la malattia l’aveva sconvolta. Uno spettacolo che tocca le corde di tutti quelli che sono disposti ad ascoltare.
Lo spettacolo di teatro ‘Storie che curano’ andrà in scena il 30 di novembre al Teatro Giovanni XIII di Cusano Milanino. A calcare il palcoscenico saranno solo donne, 10 di loro hanno avuto un tumore al seno, altre 25 sono pazienti dell’Oncologia all’Ospedale di Sesto San Giovanni. «Il progetto – spiega Chiara Magatti, psicoterapeuta dell’Ospedale da nove anni – nasce come conseguenza del lavoro fatto con le pazienti affette da tumore al seno». La dottoressa Magatti guida un gruppo di supporto all’interno delle mura dell’Ospedale. «Il gruppo aiuta le donne a condividere esperienze e fatiche – racconta -. Si costruiscono fra i partecipanti relazioni preziose. Si condividono momenti di gioia, dolore, gli interventi, i capelli che cadono e ricrescono. Si lavora sull’esprimere le proprie emozioni».
E proprio dalle donne del gruppo di supporto è nata la volontà di creare un laboratorio teatrale. Lo spettacolo è pronto per essere messo in scena e tutto questo è stato reso possibile con l’aiuto di un’attrice professionista, quello dell’associazione Il Sorriso nel Cuore che ha curato la parte logistica e l’appoggio della direzione sanitaria, che un anno fa ha approvato il progetto e concesso l’aula magna per le prove. «Non c’è una storia che segue il filo temporale, ma tanti momenti significativi raccontati dalle donne. Se c’è una cosa che ho imparato da loro – afferma Magatti – è che anche durante la malattia, si ha tantissima vita da raccontare».