Genitori separati: l’esercito dei nuovi poveri

Oltre 174mila le coppie separate in Italia. C’è anche chi dorme in macchina e chi non vede più il figlio da tempo

È un vero e proprio esercito, quello dei genitori separati in Italia. Proprio in questo periodo a Milano l’associazione Papà separati Milano Onlus sta organizzando incontri di sensibilizzazione aperti alla cittadinanza e convegni informativi sul nuovo disegno di legge Pillon, che affronta il tema dei padri separati.
I numeri parlano chiaro: 82.469 è stato il numero delle coppie divorziate nel 2015 (il 57 percento in più rispetto al 2014), a cui si aggiungono 91.706 separazioni. Di questi, il 94 percento finisce in tribunale. Sono le cosiddette separazioni ‘non consensuali’, quando il giudice impone al padre un assegno di mantenimento che può arrivare anche a 700 euro al mese a seconda del numero di figli.
E per una persona che guadagna uno stipendio medio (1.400 euro al mese), la separazione significa finire sul lastrico. «Quando mi sono separato da mia moglie – racconta Giancarlo Menchetti, 51 anni, che fa parte del movimento ‘Mantenimento diretto’, di Paderno Dugnano – ho attraversato una forte depressione, ho perso il lavoro e da qualche tempo sono costretto a dormire in macchina».
Giancarlo appartiene alla categoria di quei padri separati che vanno ad allungare le file dei nuovi poveri.
Ma c’è anche chi, come Rocco R., non vede il proprio figlio da ormai otto anni: «Nella causa di separazione, che è durata anni, sono stato vittima di denunce false, in cui la mia ex moglie mi accusava di violenze mai avvenute su di lei e sul bambino, che all’epoca aveva 3 anni. Per i successivi 5 anni ho tentato di vedere mio figlio anche con la mediazione dei servizi sociali. Però la mia famiglia non ha mai più visto il bambino e io non sono più riuscito a incontrarlo una volta negli ultimi tre anni».
I padri non sono sempre gli unici a vivere situazioni drammatiche nel processo di separazione.
Zoe, che si è separata dal marito nel 2013, si fa carico dell’assegno di mantenimento del figlio dodicenne: «Il giudice ha deciso per un affido condiviso ma prevalente di un giorno (ogni due settimane) al papà. Quindi, per un solo giorno, e nonostante il padre abbia un lavoro, mi è stato chiesto di pagare il mantenimento. Ovviamente la difficoltà economica del genitore che deve erogare l’assegno lo rende spesso teso e stressato, condizione che si riflette nei rapporti familiari». Una situazione equilibrata è infine quella di Fabio, che ha affrontato una separazione consensuale. Fabio e la ex moglie hanno adottato il mantenimento diretto del figlio, pagando ognuno in autonomia le spese necessarie e versando un assegno simbolico di 10 euro al mese.


LA POLEMICA

Voci contro. Pd, Fi e associazioni: «Si penalizzano le donne»


«Il disegno di legge sul cosiddetto ‘affido condiviso’ è un testo che, purtroppo con un titolo che suona positivo, rischia in realtà di riportare indietro l’Italia di 50 anni». Questa la posizione della senatrice Monica Cirinnà, che si è scagliata, come molti dalle file Pd e qualcuno da Forza Italia, contro il ddl Pillon.
«Non c’è alcuna motivazione giuridica alla base di questo testo normativo – ha dichiarato Monica Cirinnà – visto che già oggi, a legislazione vigente quasi il 90 per cento delle separazioni con figli avvengono in affido condiviso, senza l’assurda penalizzazione delle donne che questa proposta vorrebbe, limitando di fatto la loro libertà. Il vero motivo ispiratore del testo è nella visione maschilista, retriva e patriarcale volta a schiacciare le donne sul ruolo moglie-madre». Contro il ddl anche la forzista Mara Carfagna: «Abolire per legge l’assegno di mantenimento per i figli non fa i conti con realtà del Paese: in Italia soltanto una madre su tre lavora, in alcune aree del Mezzogiorno la percentuale è ancora più bassa». E all’orizzonte anche una manifestazione di protesta, prevista per il 10 novembre a Roma e organizzata dall’associazione D.i.Re Donne in rete, che gestisce oltre cento centri antiviolenza e case rifugio in tutta Italia: «Sono convinta che questo testo vada riscritto ed è fondamentale farlo insieme, ascoltando quanti conoscono, perché vi hanno lavorato per anni, la realtà sociale del Paese», ha dichiarato la presidente Gabriella Moscatelli.


L’INTERVISTA

«Basta al ‘papà bancomat’»

 

Il testo introduce il mantenimento diretto e la mediazione familiare

Nell’ultimo mese si è tornati a parlare di genitori separati. È infatti approdato in parlamento il Disegno di Legge Pillon, provvedimento a firma gialloverde che mira alla ‘bigenitorialità perfetta’ con l’affido condiviso del minore. Conosciuta anche come la legge che abolirà l’assegno di mantenimento, il ddl Pillon andrebbe a modificare la legge 54 del 2006, che attualmente regola l’affido dei figli in caso di separazione. A spiegarlo è proprio Simone Pillon, senatore della Lega che ha presentato il ddl.
Senatore Pillon, quali sono le lacune della 54/2006 per il diritto alla bigenitorialità?
«I princìpi della legge 54 sono buoni. Lì si introduce l’affido condiviso, sul quale siamo d’accordo. Il fatto è che poi questo tipo di affido non viene mai applicato dai tribunali. I bambini stanno comunque con uno solo dei due genitori, che è quasi sempre la madre».
Come mai è importante ridurre l’intervento dei tribunali nella separazione?
«Bisogna decidere chi è in grado di stabilire l’interesse superiore del minore. Io sono convinto che lo possano fare i genitori. La soluzione è quella di aiutargli a trovare un accordo».
E qui, nel suo ddl, si introduce la figura del mediatore…
«Esatto. L’intervento del mediatore è necessario solo quando i genitori non riescono a trovare un accordo da soli. In quel caso, il primo incontro sarà gratuito».
Quali sono i punti cardine del ddl Pillon?
«Direi i 4 punti previsti dal contratto: mediazione, tempi paritetici, mantenimento diretto, contrasto all’alienzaione del figlio contro il genitore. In linea generale tendiamo a una reale condivisione del tempo del minore con entrambi i genitori».
Cosa risponde a chi critica l’abolizione dell’assegno di mantenimento?
«Le critiche sono per lo più ideologiche: le donne saranno aiutate di più dai padri. Il coniuge ha diritto all’assegno di mantenimento per sé. Poi ognuno dei due pagherà direttamente le spese per il figlio. Inoltre, chi compie una violenza ai danni di coniuge o figlio verrà esplicitamente allontanato. Viceversa, chi fa false denunce, perderà l’affidamento».