Lo ‘scaffold’ riduce anche
il rischio di trombosi
D’ora in poi, il Nordmilano potrà vantare un primato nella cardiologia interventistica.
Settimana scorsa, alla Clinica San Carlo di Paderno Dugnano è stato impiantato per la prima volta in Italia il Fantom Reva, uno stent riassorbibile.
Gli stent sono dispositivi utilizzati per dilatare le arterie coronarie in caso di restringimenti. Quelli ‘tradizionali’ consistono in protesi metalliche che non possono mai essere rimosse dal paziente. Gli stent riassorbibili, o scaffold, si dissolvono invece nella coronaria nel giro di 2 o 3 anni, lasciandola comunque aperta. E garantendo ulteriori vantaggi: il fantom è forte, flessibile, biocompatibile e si riduce il rischio di trombosi a distanza di tempo dall’intervento.
I primi scaffold erano entrati in commercio nel 2012 ma, poiché presentavano alcune limitazioni, non avevano preso piede.
«Il Fantom invece fa parte di una generazione 2.0», spiega il dottor Bernardo Cortese, primario di Cardiologia al San Carlo, che ha eseguito l’intervento. Il Fantom Reva ha appena ottenuto la marchiatura Ce ed era stato utilizzato in Germania e in Francia. Ma per l’Italia, il precursore è stato il San Carlo, selezionato proprio per l’esperienza maturata da Cortese nell’ambito della ricerca clinica, volta a superare i limiti degli stent tradizionali. «Le protesi metalliche sono sicure – sottolinea Cortese – ma in una percentuale molto bassa e inferiore all’1 per cento, possono presentare dei rischi di riocclusione. Da qui sono nate le nuove tecnologie, come il pallone medicato e gli scaffold».
Il materiale utilizzato per il Fantom è il Tyrocore, la tirosina, un polimero che contiene anche una percentuale di iodio. Si tratta dell’unico scaffold radio-opaco, perciò la visuale della coronaria è stata ottenuta con i raggi X e un mezzo di contrasto. I dati riscontrati sui 240 pazienti trattati fino a ora sono promettenti. «E ovviamente dovremo valutare la performance a lungo termine», conclude il primario.